A Rocca di Papa una fuga di gas innesca un’esplosione nel Municipio. Muore Vincenzo Eleuteri, delegato comunale. Sopravvive, ma per poco, il sindaco, Emanuele Crestini, alla soglia dei 47 anni. Ustioni e intossicazione hanno la meglio. Purtroppo. È stato definito “eroe”. Ed è questo che induce a pensare.
Lo è stato, perché anziché fuggire e mettersi in salvo è rimasto nella sede del comune per essere sicuro che tutti i presenti ne fossero usciti. Li ha chiamati uno a uno, per nome. È salito anziché scendere. Eroico. Certo. Ma, a ben vedere, non dovrebbe anche essere normale? Ovvio che l’istinto di sopravvivenza avrebbe dovuto indurlo a una condotta diversa, ma c’è anche un altro istinto naturale, umano: la solidarietà, il soccorso. Come c’è un istinto che dovrebbe accomunare quanti hanno ruoli di vertice e di guida: occuparsi degli altri.
Lo so, abbiamo numerosi esempi del contrario. Ma non è naturale, è deprecabile. Se consideriamo “normale” scappare ed “eroico” soccorrere è anche perché ci siamo abituati a pensare solo in prima persona singolare e solo al tempo presente. Esisto io e quel che mi conviene, anche a dispetto degli altri e del futuro. Peccato si tratti della formula capace di distruggere qualsiasi comunità umana, dopo di che la nostra sicurezza e il nostro benessere personali non aumentano, spariscono.
A Rocca di Papa arrivarono degli immigrati, l’anno scorso, sbarcati dalla nave Diciotti. Taluni inscenarono il finimondo, opponendosi. Il sindaco disse che sarebbero stati accolti, perché lo chiede il governo ed è giusto. Così andò, poi alcuni fra loro si dileguarono. Stiamo tutti attenti a non mettere in difficoltà i migliori, per poi piangerli da “eroi”. La memoria di Crestini va onorata facendo sì che sia “normale” essere o almeno aspirare a essere come lui.
DG, 27 giugno 2019