Idee e memoria

Falso libertarismo

Ieri Roberto&Roberta (Spagnoli e Tatafiore), su questo giornale, hanno pubblicato una serrata critica alle dichiarazioni di Berlusconi sul tema della droga.

I due autori mostrano di conoscere il problema del quale si occupano, ma, per una strana inversione delle parti, sostengono una tesi ‘de destra “contro le berlusconiane affermazioni ‘de sinistra”. Concordo con loro nel ritenere non efficaci gli aumenti di pena, anche perché, come essi sottolineano, queste sono già assai pasanti (‘essi’, ‘queste’, mi candido a correggere le bozze del prossimo mainfesto rutelliano). Ma una cosa sono le pene, altra la politica repressiva: oggi, in Italia, si fa poca repressione del mercato della dorga, sarebbe bene farne molta di più. Si stia attenti, però, a non leggere in modo superficiale le statistiche carcerarie. E’ vero, difatti, che la gran parte della popolazione detenuta (in condizioni orribili ed in violazione dei diritti umani) è composta da drogati, ma i reati loro contestati sono prevalentemente quelli di danno al patrimonio (furti, scippi, ecc.).

Ciò deriva dal fatto che si continua a seguire una linea ipocrita: non ti metto in carcere in quanto drogato, ma ti ci metto in quanto ladro; datosi, però, che per drogarti hai bisogno di molti soldi e che per procurarteli rubi, ecco che ti metto in galera in ogni caso. Con una terribile aggravante, che siccome sei in galera come ladro non sento il bisogno di fornirti l’unica cosa che possa esserti di una qualche utilità: un luogo idoneo alla disintossicazione ed al reinserimento.

In anni lontani mi battei sia contro quest’ipocrisia, sia contro la permanenza in carcere dei drogati. Vinsero, però, le forze del falso libertarismo che, appunto in modo ipocrita, vollero considerare non penalmente rilevante l’uso di droga. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Considero la droga un attentato continuo alla libertà. La considero un male non per il disordine sociale che diffonde fra i derubati, ma per la schiavitù cui riduce i ladri coatti. Standomi a cuore la libertà, giudico opportuna una più severa politica repressiva di questi fenomeni. Avverto Roberto&Roberta sui rischi dell’uso del metadone come sistema di “controllo sociale”. Amici carissimi, ma che avete scritto? Sul serio volete un “controllo sociale” mediante l’uso di una sostanza psicoattiva? Infine è giusto che uno Stato laico non abbracci in esclusiva ed istituzionalizzi questo o quel sistema di disintossicazione e recupero. Ma il compito della politica è quello di fissare una linea univoca di comportamento, stabilire se con le droghe si debba convivere o se contro le droghe ci si debba impegnare. Propendo per questa seconda ipotesi, senza ipocrisie.

Condividi questo articolo