Ah, che scena! Un ministro della Repubblica, che fino a pochi giorni fa sospirava sperando nel ritorno del fascismo, ha trovato modo di mettere sullo stesso piano i militari italiani e quelli che si batterono a Salò. Sullo stesso palco, un Presidente della Repubblica, che fino a qualche giorno fa aspirava all’avvento del comunismo, gli ha ricordato che migliori furono quelli che a Salò non ci andarono. Due relitti di due ideologie mortifere e perdenti si disputano le radici della libertà. E’ il dagherrotipo dell’Italia post politica, uscita dalla storia e che s’avvia ad abbandonare anche la cronaca.
Quante parole, sui quei combattenti di Salò, in questi anni. Come se la riconciliazione nazionale dipendesse dal giudizio su di loro. Questa, per dirlo crudamente, è una gran corbelleria. Semmai dal giudizio sul fascismo, dalla lettura seria della liberazione, dall’analisi delle conseguenze di Yalta, ma non dai fascisti repubblichini. Le loro ragioni individuali possono essere esaminate con calma e freddezza, dopo tanti anni, naturalmente senza provare imbarazzo neanche davanti ad esempi di coraggio. Littel ha descritto, nel suo impressionante “Le benevole”, anche le ragioni dei nazisti. E sono interessanti. Ma tutto questo rischia d’essere alcol nelle vene di un ubriaco se non si mantiene ferma la bussola: questa gente aveva torto, combatté dalla parte sbagliata e, grazie al cielo, ed agli alleati anglo-americani, perse.
Diverso il discorso relativo alle dichiarazioni di Alemanno, secondo il quale il fascismo fu fenomeno complesso, quindi anche con lati positivi, mentre “il male assoluto” furono le leggi razziali. Se può servire, osservo che nella storia non c’è posto per “mali assoluti”, e quando definiamo “inumano” qualche cosa è solo perché non riusciamo a digerirlo e farci i conti. Per il resto, certamente: il fascismo fu fenomeno complesso ed ebbe lati positivi. Io posso dirlo, come chi non fu mai fascista. Ma il razzismo ce lo aveva in corpo, l’antisemitismo anche. E’ vero che le leggi razziali furono un derivato dell’alleanza con i nazisti, ma, intanto, quell’alleanza non fu un accidente della storia e, poi, il terreno era già stato fertilizzato.
Detto questo, ben venga la riflessione di Alemanno, ma, abbia una cortesia, aggiunga: io, ed i miei camerati di ieri mattina, avevamo torto. E’ necessario, perché può considerarsi persona dignitosa solo chi sa assumersi le proprie, personali responsabilità, senza scaricarle sul tempo, la società e gli altri. La destra che fu fascista, quindi che fu dalla parte del torto, ha un vantaggio: al contrario di quanti furono comunisti non campò con i soldi inviati da una dittatura sanguinaria, liberticida e gemella. Gli uni e gli altri, comunque, sono stati, fino a ieri mattina, militanti del torto e dell’errore.
Già suona singolare che s’alternino alla guida del Paese, ma che, almeno, la piantino di dare legioni (di morale, storia e libertà) a chi di quei torti fu sempre nemico.