Idee e memoria

Il caso Kahn e i casi nostri

Strass-Kahn è stato scagionato, non è un violentatore. Adesso evitiamo di farci violentare noi, dopo mesi di corbellerie e confusione fra questioni penali, politiche e morali. Vi propongo quattro diversi angoli visuali, che restano altrettante questioni aperte. Interessanti non per quella singola persona, ma per noi tutti.

1. Intanto c’è il problema del Fondo Monetario Internazionale, che ha cambiato direttore in un momento delicatissimo, quando il suo ruolo s’è trovato ad essere più rilevante del solito e sulla base di accuse infondate. Strass-Kahn, non lo si dimentichi, è uno dei pochissimi politici europei che aveva puntato il dito contro le debolezze istituzionali dell’euro, ed è stato eliminato proprio quando anche i mercati se ne sono accorti. Era, poi, un potenziale candidato alla presidenza francese, ed è stato eliminato quando il Presidente in carica si trova in difficoltà.

Con questo non intendo dire che sia stato vittima di un complotto, dato che questo termine viene utilizzato per ridicolizzare chiunque sostenga che non tutto accade per caso. Mettiamola così: la sua incontinenza erotica era nota, può darsi che qualcuno non abbia resistito alla tentazione d’utilizzarla. La qual cosa è inquietante e merita di non essere liquidata frettolosamente.

2. Poi c’è il tema della giustizia. Quella americana c’è andata giù con la mano pesante, ma nel maggio scorso proposi un esercizio: controlliamo in quanto tempo si risolve questa faccenda e quanto ce ne vorrà per Riccardo Seppia, parroco accusato di chiedere droga e ragazzini da stuprare, arrestato negli stessi giorni. Il risultato era scontato, ma guai a considerarlo normale.

In Italia la procura non avrebbe mai ritirato le accuse e se ne sarebbe fregata di non poterle dimostrare, portando ugualmente l’imputato a processo. Il prosecutor risponde dei suoi insuccessi, il pubblico ministero no. Di Seppia non sappiamo più nulla, e non lo sapremo per anni. Detto in modo diverso: l’effetto devastante dell’accusa è uguale, ma il ruolo risarcitorio della sentenza (anche in caso di colpevolezza, per la collettività) da noi non c’è. Non, comunque, in tempi accettabili.

3. Al tema penale si lega quello morale. I tribunali non sono abilitati a esprimere giudizi morali. Mai. Un determinato fatto esiste o non esiste, è reato o non lo è. Se non esiste o non è reato l’imputato è assolto. Punto. Quel che leggo, circa il fatto che dopo quanto successo cambia, comunque, il rapporto fra sesso e potere, mi fa orrore.

Il cittadino elettore sceglie sulla base di quel che crede, quindi può anche apprezzare la fedeltà coniugale, o, magari, il suo opposto. Sono convinto che i costumi anglosassoni, ove si passa in rassegna la vita del candidato, penalizzandolo anche per incontinenze varie, siano saggi. Ma il giudizio spetta agli elettori. Se non si tratta di cariche elettive si entra nel campo della vita privata, e ci manca solo che qualcuno abbia diritto d’entrare nelle mutande altrui.

Da noi, invece, posto che l’esuberanza sessuale non ha gran influenza sul giudizio politico, fioriscono i moralisti che vorrebbero farci regredire all’inquisizione. Roba da matti, quindi chiariamo: la libertà sessuale, fra adulti consenzienti, è una conquista di civiltà. Tutto compreso. La libertà consiste anche nella castità e non obbliga alla crapula, ma la condanna dei costumi liberi accomuna due tipi umani: quelli che praticano ogni vizio, ma lo negano, e quelli che vorrebbero praticarlo, ma non ne sono capaci. Nessuno di loro è esemplare di un bel niente.

4. Nelle culture figlie dei monoteismi le femmine sono esseri considerati inferiori. Adorate, rispettate quanto volete, ma pur sempre inferiori. Avere lottato perché la legge civile non sia succube di questo pregiudizio è stato un bene. La guardia non va abbassata. Ma attenti a non cedere all’idea che sia il maschio quello inferiore, talché solo all’irsuto infoiato piaccia conquistare e a nessuna essere conquistata, a lui dominare e non all’altra essere dominata. Attenti a non trasfondere questi pregiudizi nelle leggi, perché il risultato è davanti ai nostri occhi: padri espropriati di casa, soldi e figli, maschi che non denunciano violenze subite, arroganza femminile che trova nel giudice una sponda sicura.

Il moralismo e il conformismo buonista sono veleni che annebbiano la mente. Sia nella vita pubblica che fra le amicizie personali ci piace coltivare chi ha una parola sola e una condotta responsabile, ma noi maschietti che abbiamo lavorato come i nostri padri e nonni, ma anche cambiato i pannolini, pulito la casa e cucinato ci siamo rotti i santissimi d’essere descritti come sozzi e profittatori alla nascita. Sono certo che non sono mai esistite (fortunatamente) donne dedite esclusivamente alla virtù e alla silente ubbidienza. Si tratterebbe di una perversione. Ma neanche credo di dovere rispondere di colpe che non aveva neanche mio nonno (e non avrebbe concesso mia nonna).

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