Idee e memoria

Il garante privatizzato

Hanno privatizzato lo Stato, e lo hanno messo in mano a degli incapaci che credono di essere spiritosi. Questo terribile pensiero mi ha preso alla gola, non appena ho tentato di rispettare gli articoli 7, 16 e 28 della legge 31 dicembre 1997.

In base a codesta legge chi, fuori dalle eccezioni previste, detiene una banca dati, deve farne denuncia al garante della privacy. (Non ho fatto le scuole francesi e non sono affetto da anglofobia, ma a me sembrerebbe giusto che le istituzioni italiane abbiano nomi italiani, non fa fino, ma almeno si capisce).

La dichiarazione deve essere inviata, secondo l’astruso linguaggio buro-post moderno del garante, sia su “supporto cartaceo” che su “supporto informatico”. Secondo me non conoscono il significato né del sostantivo “supporto”, né dell’aggettivo “cartaceo” (che, difatti, è spregiativo). Supposto che non si tratti di un crostaceo, ne ho dedotto che significa “per iscritto”.

Bene, dove li prendo, i moduli? Mistero totale, capace di alimentare leggende metropolitane. Si dice che i moduli siano esauriti, ed ho sentito di un signore che se ne è avventurosamente procurato una copia presso un ufficio postale. Mi dico che sono tutte baggianate e mi munisco di ben due numeri telefonici dell’esimio garante, così potrò chiedere dove prendere i moduli. Sulla base di questo tanto semplice quanto illusorio presupposto, ho passato due giorni al telefono, ma loro erano occupati. Ho attivato il dispositivo Telecom di richiamata automatica, poi ho attivato l’analogo dispositivo già inserito nel mio telefono. Alla fine i due mi hanno detto, all’unisono : ma lo voi capì che nun rispondono, falla finita ! Avevano ragione, anche se ho creduto di smentirli quando, finalmente, ho udito il segnale di libero. Ma era oramai trascorso l’orario d’ufficio.

Avrei voluto dare la testa contro il muro quando un amico assistente sociale, cui mi ero rivolto in preda alla disperazione, mi ha suggerito di cercare su Internet. Già, come ho potuto non pensarci, è ovvio, la neonata Autority (aridagli con l’inglese) avrà certamente un sito, vale a dire che ce dovrebbe sta’. E difatti : www.privacy.it. Se le vostre coronarie reggono, andatelo a vedere, perché è da questa visione che ho tratto l’impressione che avessero venduto lo Stato a dei bambini scemi.

Sapete quale è il logo (vale a dire l’immagine) dell’Autority che tutela la privacy ? E’ Diabolik. Il quale è un criminale, ancora in servizio. Avrei voluto telefonare a Ginko, per denunciare il garante-Diabolik, poi ho rinunciato, temendo vendette (e poi perché Ginko non è ancora senatore eletto al Mugello).

Sotto Diabolik, in bellissima evidenza, troneggia un : “by Polytecna srl”. “By ” sta per : fatto da. E “Politecna srl” non so per cosa stia, ma ad occhio dovrebbe essere la ditta privata che ha realizzato (in modo pessimo) il sito. Un giorno entreremo in Tribunale e troveremo una gigantografia della Banda Bassotti, e verremo messi al corrente che le aule sono state realizzate grazie allo sponsor : Truffaldina snc.

Il sito ti informa che puoi accedere alle news, trovare i links, e financo i faq (che la pronuncia non deve far confondere con il fuck di fuck off, che significa vaff…, ma che non so cosa siano). Lasciamo perdere il pastore abruzzese o la casalinga di Vigevano (che si arrangino), ma perché io, che ho titoli di studio italiani, non posso accedere ad una amministrazione pubblica italiana se non andandomi a prendere un faq ?

Vabbé, alla fine, sia pure compulsando un dizionario inglese-italiano, riesco ad arrivare agli agognati moduli, con i quali adempiere ai miei doveri di cittadino (citizen , tie’). Ora, i pochi lettori di queste righe devono sapere che nella mia vita avventurosa ho già compilato diversi moduli, su Internet, e procedo regolarmente, in questo modo, all’acquisto di ottimi sigari cubani. Ma i moduli messi a punto dalla nostra Autority non sono compilabili. Non nel senso che non ci riesco (anche), ma nel senso che non sono interattivi.

La modernissima Autority per la tutela della privacy si comporta come quei bimbi che salgono sulla macchina del papà, ma non disponendo (fortunatamente, in quel caso) delle chiavi, agguantano il volante e si mettono a fare : bruum, bruuummmm.

Sono esterrefatto. Capisco che quei moduli possono essere solo stampati, poi compilati ed inviati per posta. Roba che farebbe prendere una crisi apoplettica a Negroponte. Ma questo è niente, perché non appena mi metto a stamparli mi accorgo che i signori della Polytecna srl, quelli che hanno messo Diabolik a fare il garante, non hanno previsto il formato A4, ovvero quello di tutti i fogli normalmente usati, e comunque graditi dalla mia stampante, ma un formato fantasioso, più largo di qualche centimetro, che non solo la mia stampante non accetta, ma, come mi hanno assicurato da Buffetti, non esistono su questa terra.

Come diceva il commissario Sanantonio (francese), cominciano a girarmi gli zebedei. Stampo tutti i tre quarti di modulo, e mi accingo a compilarli (per tre quarti), imbattendomi in domande sciocche alquanto. Vogliono anche che stabilisca a quale codice si riferisce la mia attività, e mi rimandano agli allegati b) e c), i quali, sempre grazie alle portentose capacità della Polytecna srl, sono illeggibili (avranno usato lo scanner di Paperino). Arrivo alla fine, con gli zebedei in orbita.

Scrivo queste cose mentre Eva Kant (la mia segretaria) è andata all’ufficio postale per pagare il c/c. Non oso immaginare a quali sevizie sarà sottoposta. Solo adesso, però, comprendo il significato di tutto questo : mentre io, armato di evidenziatore, leggevo i libri del prof. Stefano Rodotà, lui, il terribile diritto, armato di mascherina e calzamaglia nera, si preparava agli incarichi che lo attendevano.

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