Idee e memoria

Il laico Sarkozy

Nicolas Sarkozy è stato, per quasi due anni, ministro degli interni, in Francia. Il che significa che è stato anche “ministre des Cultes”, figura che da noi non esiste, e che si potrebbe tradurre con “responsabile dei rapporti con i culti religiosi”. Esercitando tale carica Sarkozy ha compiuto scelte che, se lette in modo frettoloso e superficiale (come sono state lette da diversi, in Italia), possono far credere che egli abbia preso le distanze dalla tradizionale laicità della Repubblica francese.

La sua esperienza è importante, la sua testimonianza interessante (ha pubblicato un libro, per Les Éditions Du Cerf, “La République, les religions, l’espérance”), ma tutto porta in direzione della più schietta e sana laicità, senza alcun cedimento al confessionalismo. Chi sostiene il contrario è in malafede, o non sa quel che dice.

Sarkozy è un cristiano, come molti suoi correligionari un praticante saltuario, ma legato all’identità della propria fede. Egli ritiene che uno Stato laico non debba rinunciare all’abbeverarsi a quel che di buono viene dalle culture religiose, ma su questo torno in conclusione. Da ministro, però, ha avuto qualche problema con le gerarchie della chiesa nella quale si riconosce, che gli rimproveravano una certa eccessiva attenzione al mondo islamico. Cominciamo proprio da qui, dice Sarkozy: non sono io che ho deciso di portare alla ribalta le questioni religiose, non sono io ad avere scelto di porre il problema degli islamici che si trovano in Francia, questi sono problemi che si sono posti da soli, che sono evidenti, complessi, coinvolgenti la nostra stessa sicurezza nazionale, io ho solo scelto di non ignorarli, di non chiudere gli occhi, di affrontarli.

Le correnti religiose presenti in Francia sono tre: quella cristiana, in tutte le sue varie accezioni e diversificazioni, che è la più antica e, per ciò stesso, la più integrata; quella ebraica, che è anche questa parte della nostra storia e della nostra cultura; e quella mussulmana, che è parte della storia d’Europa (si pensi alla Spagna), ma di più recente arrivo in Francia; poi ci sono buddisti ed induisti, ma assai discreti i primi, assai pochi i secondi. Dice Sarkozy: tutte le religioni sono sullo stesso piano, tutte hanno diritto d’esistere, ciascuno ha diritto, se crede, di praticarle, ma non facciamo gli ipocriti: mentre cristiani ed ebrei non creano alcun problema, faccenda diversa sono gli islamici. Perché accade? Intanto perché gli islamici sono di più recente immigrazione e di condizione sociale più disagiata. Poi perché fra loro si agitano fondamentalisti che sono pericolosi per la collettività.

Ed eccoci ad un primo passaggio, che me lo rende affine: confondere Bin Laden con la moltitudine degli islamici, qualche nemico della nostra civiltà con i molti che sono venuti qui per lavorare, è più che una cretinata, è un atto pericoloso e suicida. Ma pensate sul serio, dice, che il problema possa risolversi con l’eliminazione dei mussulmani? Questa è follia pura, ed ha perfettamente ragione. E’ quel che scrissi giudicando pericoloso il libro (oramai sono i libri) di Oriana Fallaci. Serve il dialogo, assecondando l’integrazione dove questa volontà c’è, mostrando il pugno di ferro dove il disegno eversivo od offensivo si manifesta. Integrazione, amalgama, contaminazione con tutti gli immigrati di religione islamica, pugno di ferro contro quegli individui che minacciano la nostra vita collettiva. Giusto.

E come la mettiamo con i loro usi e costumi? Qui Sarkozy è chiarissimo: ciascuno è libero di far quel che vuole, di praticare i riti che crede, ma la Repubblica viene sempre prima. La Repubblica tutela la libertà religiosa, ma anche la libertà individuale: una donna che vive in Francia è, prima di tutto, un individuo libero, poi, a sua scelta, o per tradizione familiare, può essere mussulmana; il che significa che può portare il velo quando crede, ma non quando siede sui banchi della Repubblica, che sia studentessa od insegnate.

Ed arriviamo ad un punto che, forse, è l’origine di molti equivoci. La Repubblica francese vuole che la libertà di culto sia senza onere alcuno per lo Stato, un po’ come da noi la Costituzione prevede a proposito delle scuole religiose, ma il ministro Sarkozy s’interroga se tanta rigidità sia conveniente. Insomma, se una comunità di onesti lavoratori mussulmani non trova la sua moschea, o non ha il suo imam, che si fa, si dice che sono solo affari loro? Così facendo si rischia di consegnarli nelle mani delle correnti peggiori, magari con maggiori disponibilità. Quindi, dice il ministro, lo Stato continui a non impicciarsi di questioni religiose, sia equidistante fra le diverse confessioni, nel senso di equiestraneo, ma, insomma, certe cose valutiamole con maggiore attenzione. E qui gli sono saltate addosso le chiese cristiane, chiedendo di avere anch’esse dei privilegi, degli aiuti. Lui non ha chiuso la porta e, appunto, questo può avere ingenerato equivoci. Ma equivoci in malafede, perché il pensiero di Sarkozy è chiarissimo, e per chi non voglia ancora capirlo valgano le sue parole contro l’inserimento nella Costituzione europea di ogni riferimento a dio od alle radici cristiane: l’Europa, dice, deve essere casa di tutti, se si scelgono le proprie ascendenze, le proprie radici, oltre a commettere un atto arbitrario, si finisce con l’escludere alcuni. Non so proprio come, in Italia, si sia preteso di metterli in bocca il contrario.

La prima parte del suo libro è dedicata ad una generale disamina del problema religioso, ed è quella cui accennavo all’inizio. E’ la parte meno politica, ovviamente, ed anche la più debole.

Certo, è bello ed è giusto che le diverse religioni convivano, e l’unico modo che hanno per farlo è quello di collocarsi dentro uno Stato laico. D’accordo. E va bene pure che i frutti culturali, anche morali, del pensiero religioso divengano patrimonio di tutti e della collettività. Va bene, ma anche Sarkozy non si nasconda il senso delle parole e della storia: il pensiero religioso è un pensiero assoluto, il frutto di una verità indiscutibile, rivelata da una fonte non umana, si tratta, quindi, di una pianta culturale che, per sua natura, tende ad occupare tutto il terreno e soffocare ogni diverso germoglio. E’ così. La forza del pensiero assoluto sta nel prestare risposte a domande altrimenti inesaudibili, attinenti alla nostra natura ed al nostro destino di umani, ma si tratta anche di una forza che occorre dominare. A me va bene che vi sia libertà religiosa, ma capisco che per un fedele (vero, direi, non integralista, che fuorvia) tale libertà è la premessa del proprio vittorioso proselitismo. Questo è un problema che Sarkozy solo sfiora, di cui credo sia consapevole, ma preferisce non affrontare. Dal punto di vista politico è difficile dargli torto.

Nicolas Sarkozy è un politico laico, personalmente cristiano, che ha difeso la laicità dello Stato francese immergendosi nei problemi della contemporaneità, e non limitandosi alla citazione dei classici. Ha mediato situazioni difficili, ma ha tenuto fermi i principi. Ha aperto un dialogo fruttuoso con i mussulmani, che gli è costato una frizione con i sacerdoti della propria chiesa, mostrando, così, indipendenza di giudizio. Descriverlo come un politico che s’abbevera a fonti religiose è un’impostura. Sarkozy è laico, e lotta insieme a noi.

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