Idee e memoria

Incitare allo stupro

I giornali parlano sempre più spesso di stupri. E già la cosa, per un siciliano allevato a pane e Brancati, appare strana.

Ma come, abbiamo nel nostro passato giorni in cui a vedere una coscia c’era da far suonare le campane del paese (come insegnò l’indimenticato Giuseppe Avarna di Gualtieri Sicaminò), e adesso si usa violenza laddove basterebbe usar cortesia? Ma, forse, è proprio questa la causa. Forse lo stupratore è solo un impotente che non vuol confessare a se stesso l’impotenza.

Non è per dire questo, però, che ho preso carta e penna. Voglio dire una cosa diversa: avete letto i giornali? avete visto come presentano le notizie di stupro? Sia le foto che il contesto sono altrettanti incitamenti allo stupro.

Le foto sono sempre sullo stesso tema: donna (si suppone) triste, con il volto celato, il vestito slacciato, il seno sodo e semi nascosto, la coscia scoperta con calza pendula. Se cambiaste il titolo potrebbe essere la locandina di un film erotico.

Il racconto gira attorno a due stereotipi: a) donna dà il proprio corpo in cambio di qualche cosa (soldi, droga, carriera, ecc.); b) donna sculettava giuliva innanzi ad un gruppo d’assatanati. Tutti questi articoli hanno poi la medesima, incredibile, morale: in uno stupro non deve essere condannata la donna, ma gli stupratori. Grazie, lo sapevo già, il dubbio mi era venuto solo a guardar quella pagina di giornale.

Se questo fosse avvenuto una volta, vabbé, lo si sarebbe potuto catalogare fra le innumerevoli scivolate dovute alla fretta; ma siccome avviene ogni volta, allora ci deve essere un motivo, una radice che, nella mente di chi scrive, collega lo stupro al piacere. E chissà che, indagando quella radice, non si riesca a capire di più di questo reato che, equanimemente, umilia vittime e carnefici.

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