Idee e memoria

La sinistra a Levashovo

Nel bosco di Levashovo, come in tante altre fosse, è seppellita questa sinistra italiana. Putrefatta nella bugia, condannata dalla propria vigliaccheria. A Veltroni, come a tutti (tutti) i suoi compagni, è fin qui mancata la dignità per uscire da quella tomba. Fanno a se stessi, evidentemente, un indominabile orrore. Levashovo, alle porte della fu Leningrado, dove si reca un inutile Fassino, è il cimitero d’italiani che credettero nel comunismo, ma furono traditi da Togliatti e ammazzati dalla Nkvd di Stalin.

E’ solo una minuscola rappresentanza dell’esercito di morti che il comunismo ha regalato alla storia. Storia, appunto, un passato lontano. Da archiviare? Impossibile. S’insegue Priebke, per le vie di Roma, non per reclamare la pena di un uomo che non merita l’appellativo umano, ma perché quella storia non è riducibile a pagina. Neanche quella dello sterminio operato dai comunisti. E che c’entra Veltroni? C’entra, come D’Alema, Fassino, Berlinguer, Natta, Occhetto. Non perché furono comunisti, ma perché le loro vite e carriere politiche sono state finanziate, fino al 1991, da soldi sporchi di crimine e di sangue, provenienti da mani assassine.
Questa colpa non sarà mai estinta, e li terrà in quelle tombe fin quando almeno uno di loro non troverà il briciolo di etica che consenta di riconoscere non l’errore, ma l’orrore. Che è loro, li coinvolge personalmente, non solo come aderenti ad un partito. La sinistra, ancora oggi dominata dagli eredi del comunismo, potrà voltare pagina solo il giorno in cui quell’eredità immonda sarà accettata e condannata. Trovi, Veltroni, il coraggio di farlo.
Altrimenti, usi pure il linguaggio dei socialdemocratici di trenta anni fa, fidando che un coretto scemo intoni lodi alla novità, cerchi pure le parole della modernità, quando ancora deve comprendere la lamalfiana nota aggiuntiva del 1962, cerchi pure di rubare a Forlani l’oscar delle parole che mangiano parole senza esporre concetti, ma non sfuggirà al peso del passato. Si dice che il vero maestro di Veltroni sia Berlusconi, e c’è freudianamente del vero. Ma con il passato di Berlusconi, ove s’è rovistato con impegno, si può forse nutrire un’inchiesta penale. Nel passato di Veltroni c’è una vergogna politica e morale, cui non sfuggirà negandola o allontanandola da sé.

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