Idee e memoria

La storia, la bugia ed i ridicoli

Ho l’impressione che molti italiani non sanno molto delle Foibe, od hanno le idee confuse. Ciò lo si deve al fatto che il racconto della nostra storia nazionale ha dovuto piegarsi alla necessità di nascondere la realtà e raccontare una favola, quella dei buoni e dei cattivi.

Finita la guerra, liberata (fortunatamente) l’Italia dal nazifascismo, abbiamo voluto far finta che gli italiani del 1945 non fossero parenti di quelli vissuti pochi anni, o mesi prima, abbiamo piegato la storia alla bugia per inventare una nuova Italia, e, forse, non potevamo fare diversamente: la guerra fredda era già cominciata e la guerra civile minacciava di degenerare, come in alcune zone degenerò, in strage. Dunque battezzammo un’Italia dal passato geneticamente modificato, dove i fascisti erano pochi ed i nemici dei fascisti erano tutti buoni.

Le Foibe, in questa storia, non trovavano posto. Furono migliaia (diecimila, o sedicimila) gli italiani che, fra il 1943 ed il 1945 furono gettati vivi nelle fosse carsiche, rei di non volere abbandonare le proprie case e le proprie cose, in Istria, in Dalmazia, nelle terre che venivano “liberate” dai partigiani comunisti del maresciallo Tito. Erano donne e uomini, ma nella versione deformata e post bellica erano i “cattivi”, i fascisti, mentre i massacratori erano i “buoni”. Ecco perché delle Foibe non si è parlato ed ancora oggi si parla poco. Ecco perché i libri di storia ad uso scolastico hanno a lungo sorvolato su quella pagina.

Per questa stessa ragione, ed a supremo sfregio per quelle vittime innocenti, le Foibe sono state a lungo una bandiera della destra, che alla bugia aderiva ben accettando la definizione di “fascista” per gli infoibati, salvo reclamare che quel massacro non venisse taciuto. C’era del vero, nella posizione della destra, perché fino alla liberazione l’Italia fu fascista, non c’è dubbio, ma c’era una forzatura nel voler dare valore ideologico a morti che desideravano solo starsene a casa.

Il riverbero di quelle deformazioni storiche arriva fino ai nostri giorni, e leggo con raccapriccio quel che accade all’Università di Roma Tre. Qui un gruppo di studenti di destra ha chiesto, come altrove, di organizzare una mostra in ricordo delle Foibe, il che non solo è del tutto lecito, ma è anche del tutto ben fatto visto che l’Italia di oggi riconosce a quei nostri connazionali un “giorno del ricordo”. Che siano i giovani di destra a chiederlo è solo un peccato per i giovani di sinistra, o per i giovani e basta, che avrebbero potuto farlo assieme. Ma poco importa, e, del resto, nessuno si permetterebbe mai di aver da ridire su una mostra che voglia ricordare il 25 aprile del 1945, per il solo fatto che ad organizzarla siano giovani di sinistra. Invece due persone che svolgono le funzioni di preside, Maria Paola Potestio, e di rettore, Guido Fabiani, hanno vietato la mostra, sostenendo che è bene la politica resti fuori dall’ambito accademico.

Verrebbe voglia di scrivere che sono due ignoranti, che non hanno il diritto di vietare l’uso dello spazio per commemorare una ricorrenza nazionale, che il mestiere di educatore è l’ultima delle loro possibili vocazioni. Ma poi sovviene il ricordo che sono le stesse persone cui si deve la pagliaccesca e ridicolissima idea di vendere, nei distributori automatici, oltre alla Coca Cola anche prodotti d’origine “equa e solidale”. Gente coerente, quindi, restando a noi la sola curiosità di sapere come ha potuto, tanta ficcante intelligenza, giungere al posto di preside e rettore.

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