Idee e memoria

La sua vita, di corsa

Ho assistito alla proiezione del film “La mia vita è stata una corsa” (ottimo lavoro di Paolo Pizzolante), che restituisce la parola a Bettino Craxi, restituendo all’Italia un pezzo di se stessa. Ne ho tratto sentimenti diversi, in combattimento con la commozione. Deprecando l’intimismo segnalo alcuni temi, fondamentali per la riflessione politica contemporanea.

Il film è un gran regalo a chi ha passione politica e civile, perché non è un cammeo lacrimevole, ma consegna un ritratto che mantiene intatte le caratteristiche politiche di Craxi. Che era un combattente, un politico pieno, un uomo da misurare con le cose che fece e che disse. Restano, pertanto, anche le asprezze polemiche e, per quel che mi guarda, le ragioni di dissenso. Due esempi: Craxi riteneva il terrorismo palestinese una violenza inutile e dannosa, ma non illegittima. A me pareva e pare anche illegittima. Nel commentare, oramai in esilio, quelle sue parole Craxi aggiunse che non sarebbero mai dovute venire meno le ragioni dell’alleanza con Israele, il che implica, naturalmente, il suo diritto all’esistenza ed alla sicurezza dei confini. E questo fa cadere ran parte delle differenze. Craxi, ed è il secondo esempio, fu favorevole alle trattative per salvare la vita a Moro. Ebbe molte ragioni, ma, ancora oggi, la faccenda è assai complessa e, tutto sommato, resto convinto che trattare, allora, sarebbe stato un rischio non gestibile (proprio a causa dei legami esistenti fra il Pci ed i Paesi che finanziavano ed addestravano le Brigate Rosse).
Mentre scorrevano le immagini pensavo a queste cose, come quelle in cui la condivisione fu ed è totale: dalla scala mobile agli euromissili. E pensavo: ecco, questa è la politica di cui c’innamorammo, quell’insieme d’ideali, analisi e passione, ed anche potere, che ci coinvolse e si prese le nostre vite. Mentre l’idea che, in quelle stesse ore, si festeggiasse l’esaurimento del governo Prodi è di una miserabilità non misurabile. Insomma, il Craxi che vedevo sul grande schermo era stato un leader con il quale ci si poteva pure battere, ma proprio perché appartenente al mio stesso mondo. Difficile dirlo di molti, odierni protagonisti. Su tutto, comunque, domina la scelta occidentale, che in lui non ebbe tentennamenti e che per noi è ancora fondamentale. C’è un passaggio in cui ricorda i fatti d’Ungheria, e dice: i carri armati sovietici schiacciavano la libertà, e noi divenimmo anticomunisti. Chi è stato comunista fino alla fine del comunismo porta su di sé una colpa enorme, resa dolorosamente evidente dal socialismo di cui Craxi fu interprete.
Poi arrivano gli anni del giustizialismo, del dolore. Confesso che un passaggio del discorso parlamentare di Craxi (quello in cui sfidò ad alzarsi chi non avesse preso soldi illegalmente, e nessuno si mosse) mi ha sbalordito. Non è che non lo ricordavo, è che, forse, non l’avevo mai sentito: Craxi parlò delle bombe mafiose e indicò il mandante in chi stava sfasciando l’Italia, mentre era ridicolo pensare fosse il “vecchio sistema”. Verissimo, ed è materia ancora da scandagliare. Gli assassini di Falcone uccisero un magistrato inviso alla sinistra, combattuto da magistratura democratica, ovvero da quegli stessi che ne usurparono l’eredità e presero il posto, avviando la stagione dei pentiti utilizzati per silurare gli avversari politici. E’ chiaro? Si capisce cosa significa? Craxi lo vide, ed il non averlo letto e sentito prima, certamente, è colpa mia. Ma il fatto che tale mia ignoranza sia stata possibile la dice lunga sulla congiura del silenzio e della falsificazione.
Per il resto, che dire? A rivedere quelle scene quasi ci si chiede: ma siamo davvero vissuti in quell’Italia lì? E’ stato davvero possibile? Sì, e ci sono passati nelle carni. Ne portiamo ancora i segni. E ti prende un groppo alla gola, una rabbia fisica. Che plachi, perché è finita. Il Craxi che parla da solo, davanti ad una telecamera, senza perdere la voglia di parlare, ha ritrovato un pubblico. E’ finita. E’ passata. E’ finita? Al governo vedo ancora i pugnalatori d’allora, in galera ci vedo Bruno Contrada. No, che non è finita. Meglio capirlo, e dirlo.

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