Idee e memoria

Musulmana, sposa e non vergine

E’ lecito che un marito musulmano chieda il divorzio perché la sposina non risulta vergine la notte delle nozze? Direte voi: e chi se ne frega. Più o meno, ma il quesito è interessante giacché serve a constatare quanto le vie del diritto talora si allontanino dai diritti, e quanto giusti principi possano portare a conclusioni bislacche. In Francia, sul punto, se ne son dette di tutti i colori.

Il primo a pronunciarsi è stato un giudice di Lille, che raccolta la denuncia del marito, colpito dalla sconcertante scoperta, accoglieva la richiesta di divorzio. Apriti cielo, sembrava che la laica Francia fosse disposta a trasformare in islamiche le proprie corti, a piegare la civiltà del diritto alla tenuta dell’imene, a deflorare i principi di parità, senza discriminazione sessuale, per offrire il sacrificio al buio dell’integralismo. In realtà, il giudice di Lille l’aveva messa in modo diverso, sostenendo che la mancata verginità corrispondeva ad un “errore sulle qualità essenziali del coniuge” e, pertanto, valeva il diritto a separarsene. Come dire: il marito sarà pure zotico a volerla vergine, ma lei è una bugiarda che gli ha assicurato quel che era perduto.
Del caso si sono impadroniti i media, ne hanno fatto un emblema del cedimento alle pretese del marocchino islamico, così lo stesso ministro della giustizia, quella Racida Dati che non annette grande importanza al tema della verginità prematrimoniale, prima aveva difeso il giudice di primo grado, poi si è vista costretta ad ordinare che la procura presentasse ricorso.
Si è discusso il secondo grado ed il verdetto è stato ribaltato. Il marito gabbato si scordi il divorzio, perché “la verginità non è una qualità essenziale e la sua assenza non ha incidenza sulla vita matrimoniale”. Grandioso, la laicità è salva, così come anche l’ordine pubblico, di cui la sentenza stessa parla, a dimostrazione che la piazza era entrata in aula. E’ salva anche la logica? Non mi pare proprio.
Intanto perché il matrimonio è oramai evidentemente senza senso. Non è certo un trionfo della civiltà né che quel marito debba tenersi la moglie diversa da come la voleva, né che quella moglie debba tenersi un marito che non la vuole. A meno che ciascuno non si senta la maledizione dell’altro. Poi perché la gran battaglia di civiltà consiste nel sostenere che non puoi non volere un coniuge per ragioni di verginità, salvo il fatto che la medesima nostra civiltà riconosce il diritto di non volere il coniuge per qualsiasi motivo tu ritenga valido. Quindi, a ben vedere, stiamo discutendo del nulla.
Non è gradevole avere il giudice nel letto, e non è saggio mandarlo in quelli altrui, magari con missioni civilizzatrici. Semmai qualche cosa di buono si può fare, lo si faccia nel mondo reale, restando vicini a quelle ragazze che subiscono discriminazioni in ragione della loro vita sessuale. Solidarizzando con loro, quale che sia la loro fede religiosa. E questa, davvero, è civiltà.

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