Mai e poi mai ci prenderemo giuoco dell’informazione destinata a salvaguardare la salute delle persone, né mai ci metteremo a dire che il fumo è una terapia contro il cancro.
Certo, vorremmo che le informazioni non fossero inutilmente allarmistiche e, talora, addirittura paradossali; vorremmo che ci si ricordasse che viviamo in città in cui l’inquinamento produce meno gusto e più cancro di una fumata; e vorremmo che non si perdesse la distinzione fra un fumo indirizzato al piacere ed un tabagismo nevrotico e costrittivo, che, come tutte le nevrosi costrittive (ivi compresa quella dei palestrati da spiaggia) nuoce alla salute.
Detto questo, però, non possiamo nascondere le riflessioni suscitateci dalla lettura del saggio The Nazi War on Cancer , dello storico Robert Proctor, nel quale si ricostruiscono le vicende legate alle ricerche di Hans Auler, scienziato nazista, che Hitler in persona sollecitò affinché mettesse in relazione il vizio del fumo con l’insorgere del cancro, chiedendo al fido Goebbels di informarlo costantemente sugli sviluppi di dette ricerche.
“La donna tedesca non fuma”, “Il fumo avvelena gli ariani”. Erano questi gli slogan con cui veniva condotta la guerra contro il fumo e per la salute pubblica. E già solo questo basta ed avanza per comprendere che il concetto di salute pubblica è alquanto elastico.
Hitler era vegetariano. E noi, che detestiamo tutti i fanatismi di questo mondo, ridiamo di gusto quando sentiamo dire a certi fanatici del mangiar vegetali che il consumo di carne aumenta l’aggressività. Ci riesce difficile immaginare quali sarebbero potuti essere gli effetti devastanti, per il caporale austriaco, di una bistecca al sangue.
Vegetariano e salutista, baffettino pose i soldati tedeschi di fronte a questa scelta: sei sigarette al giorno, ma chi rinuncia avrà della cioccolata. Adolf, difatti, amava molto la cioccolata. Nel bunker dove si rinchiuse finì con il mangiare solo cioccolata. Non morì di diarrea solo perché si sparò un preventivo e salutare colpo alla testa.
Goebbels (altro salutista, quello che ammazzò la moglie, e passi, ma anche tutti i propri figli prima di suicidarsi), dicevamo, aveva l’incarico di tenere informato il suo padrone. Il 22 gennaio 1941 annotava, sul diario : “Incontro in mattinata con il Fuhrer: le truppe tedesche hanno cominciato l’invasione dell’Urss. Stalin cadrà. Ore due e mezzo: riferire i risultati delle ricerche sul cancro del Prof. Auler”. Ed è a questo punto della lettura che ho sentito l’impellente bisogno di fumare: se Goebbels ci piglia sul cancro come ci pigliava sulle previsioni belliche, sono sicuro che mi farà bene.
Comunque, sia chiaro, a noi non piacciono le criminalizzazioni e non pensiamo affatto che ogni campagna contro il fumo sia assimilabile alle follie criminali del nazismo. Ci pare, però, altrettanto chiaro che non tutte le campagne contro il fumo possono ricevere l’incondizionato ed acritico plauso che solitamente raccolgono.
Il nostro grato ed ammirato pensiero va a quel ciccione carnivoro e fumatore di Puros che, dall’altra parte della manica, preparava il funerale ai signori svasticati. Che gioia, mandare in fumo i loro incubi.