Idee e memoria

No alle radici cristiane

Nella costituzione europea è bene che non ci sia alcun richiamo alle (presunte) radici religiose. No, non si tratta di evocare un sussulto di laicismo mangiapreti, ma, semmai, tutto all’opposto, di preservare uno dei frutti migliori della laicità: il rispetto della fede.

Difatti, tradurre la religione in storia della religione; interpretare il pensiero dei padri della chiesa come un qualsiasi contributo di carattere filosofico; proiettare solo sulle vicende terrene l’anelito alla vita celeste è, visto con gli occhi di un fedele, il massimo di degradazione possibile.

Indicare nella tradizione giudaico cristiana le proprie origini, poi, è un non senso. Giudaico o cristiana? Nella nostra storia sono iscritte alcune carneficine, nel corso delle quali gli uni e gli altri si sbudellarono. Son quelle le nostre radici? O si vuol sostenere che le radici stanno nelle scaturigini ebree della religione monoteista? In quel caso vi comprendiamo anche l’Islam, che ha esattamente la medesima origine. No, l’Islam non ce lo mettiamo? E sulla base di quale distinzione, di grazia?

Né il problema si risolve se si rinuncia alla parte giudica, contentandosi di quella cristiana, giacché proprio l’Europa, che con quel monoteismo cristiano si vuol definire, è stato il teatro di guerre combattute nel nome di opposti cristianesimi. In che consisterebbero, allora, le nostre radici cristiane, nella dialettica irrorata dal sangue?

Ma no, si dice, questa è roba passata, non si deve guardare indietro, si deve solo prendere atto che la storia, la “Storia”, dei nostri popoli è la storia di quel filone, anche religioso, che scaturisce dal passato monoteista che da Mosè porta ai nostri giorni. Ma che significa? La storia è fatta dagli uomini, si compone di vicende umane. La storia è l’esatto contrario della fede. Certo, le fedi hanno un ruolo nella storia, perché agitano gli animi, ma vi trovano spazio solo in quanto energia che muove gli uomini. Un giorno racconteremo l’11 settembre 2001 come tappa tragica del terrorismo, e diremo che degli uomini si suicidarono, come moltissimi (purtroppo) loro contemporanei, anche perché fanatizzati da una lettura infelice e buia dell’islamismo. Sarà la storia di quegli uomini, della loro organizzazione terroristica, non la storia dell’Islam. Quando quella storia sarà scritta, vogliamo sperare, la religione islamica esisterà ancora, il terrorismo sarà stato eliminato. Ma se mettessimo tutto nel frullatore di un sincretismo demenziale, ed inserissimo l’Islam fra le radici di non so chi, il fatto di farlo per ragioni “storiche” metterebbe sul conto dello sfortunato anche Bin Laden o no?

Cercare di sfuggire all’assurdità citando la costituzione statunitense, che, com’è noto, si appella a dio, è ulteriormente contraddittorio. Quel testo, che non è una costituzione, fu scritto da gente scappata dall’Europa perché perseguitata dalle chiese. Non fecero altro che reclamare la propria libertà di culto. Tant’è che negli USA, che tengono dio nella loro carta fondamentale, tale libertà è assoluta, e gli stessi presidenti sono stati fedeli a chiese diverse.

La cosa più rispettosa della religione, fin qui concepita dagli esseri umani, è la laicità dello Stato. Dovendo concepire una costituzione europea non si sente proprio il bisogno di gettare a mare il meglio della nostra storia. Così come, del resto, non si sente il bisogno di descrivere radici di nessun tipo, illuministiche o altro che siano. E’ una costituzione, quella cui si tenta di dar vita, non un albero genealogico, od un bignamino ad uso dei pigri.

In quanto al fatto, infine, che alcuni laici, o presunti tali, sentano il bisogno di dare la loro copertura alle “radici giudaico cristiane”, al fine di mostrarsi uomini di mondo colti quant’altri mai, affermando che chi è contro è un residuato del passato e così avanti vaniloquiando, be’, è noto che i problemi irrisolti tornano sempre a galla. Ma sono loro problemi personali, non soggetti di riflessione collettiva.

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