Idee e memoria

Pillitteri droga

Caro Paolo Pillitteri, mi rivolgo a te perché hai scritto, ieri, un articolo sulla questione droga, ma, per la verità, mi rivolgo a te perché non saprei a chi altri rivolgermi. Difatti, che cavolo, come si fa a commentare un disegno di legge che non esiste?

Tu scrivi una cosa giusta: proibire non risolve il problema. Tanto giusta da essere valida quasi per tutto. Ma quando una cosa è così evidentemente giusta, spesso, vuol dire anche che significa poco. Adesso non voglio annoiarti (e con te i soliti amici che ci leggono) raccontandoti daccapo il perché ed il percome noi proibizionisti non ci sentiamo affatto degli squadristi, ma, all’esatto contrario, dei difensori della libertà. Semmai richiamo la tua attenzione su quel che di nuovo è successo, nel mercato della droga, rispetto a quando sostenevamo posizioni che ritengo ancora giuste.

La novità sta sui due fronti: quello dei consumatori e quello delle sostanze. Sul primo bisogna che noi tutti si cancelli dalla memoria la vecchia idea dell’eroinomane: preda dell’assuefazione, ma spesso determinato nella scelta e motivato da pseudo ragioni esistenziali o politiche. Oggi la droga morde una moltitudine di giovani cresciuta con molti consumi e poche idealità. No, sta attento, non parlo di tutti i giovani, né ho niente di particolare contro le discoteche (a parte l’insopportabile frastuono), ma fra quanti le frequentano ve ne sono molti che cercano nel buio, nel casino, nella carnalità fugace, quello che non esita a chiamare “sballo”. A quel punto la pasticca è solo un consumo, senza n’è l’aggravante n’è l’attenuante del pensiero.

Sul fronte delle sostanze sono sbarcate le anfetamine sintetiche. Ecco, qui faccio fatica a restar del tutto sereno. Vedi, tu puoi ben parlare con un eroinomane che si fa da venti anni, e che ha deciso di smettere, che chiede aiuto. Fisicamente sarà scassato. La sua maturazione ne avrà risentito, specie se ha cominciato adolescente. Ma la testa gli funziona, o, almeno, non gli funziona meno. Con uno che s’impasticca regolarmente fai fatica a parlare, il suo cervello è pappetta, riesce a capire che piove, ma prima di arrivare a dedurne che ci si bagna ha bisogno di spazio e di tempo.

Ora, caro Paolo, tu sai dirmi cos’altro si può fare se non proibire e punire? Sì, certo, l’educazione, la consapevolezza, il ragioniamo bellezza. Tutte cose giuste. Ma, poi, quando quei ragazzi mettono piede in quegli ambienti, io vorrei che l’eventuale pusher sia trattato come un criminale pericoloso. Senza mediazioni culturali.

Sai perché ti scrivo (a parte i motivi già detti)? Perché tu sostieni: non ci siamo. Hai ragione: non ci siamo. Una roba simile non la si tratta come un tema di bandiera. Si mettono per iscritto le proposte, si apre un confronto su quel che si propone, non sulle chiacchiere, non per far strillare il solito libertario che detesta la libertà. Tu sei un esperto di cinema, Paolo, diglielo tu, te ne prego, che “dir qualcosa di destra”, così, tanto per dirla, è roba da sinistra segaiola.

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