Idee e memoria

Privacy, un’Autorità inutile

Pensavo che l’Autorità Garante della Privacy fosse un ente inutile. Ora ne sono sicuro. Il dubbio mi era rimasto perché avevo incrociato uno dei commissari, Giuseppe Fortunato, in un dibattito radiofonico (presso RadioRadio). Lui parlava di privacy e dei portentosi interventi dell’Autorità, al che io gli feci presente che a me era stato spiato il computer e nessuno s’era fatto sentire.

“Ma lei deve subito farcelo presente”, fu la risposta. Guardi che è scritto su tutti i giornali. Non importa, disse, deve essere lei a segnalarlo. Me ne sono ricordato quando il Corriere della Sera ha avuto l’amabilità di pubblicare la mia foto indicandomi quale parente di Bernardo Provenzano, impegnato a riciclare i denari faticosamente guadagnati dal congiunto, e dato che pochi giorni prima il buon Pizzetti, presidente dell’Autorità, s’era sbracciato per sostenere che certe foto di Sircana davvero non si devono pubblicare, mi sono detto: diamogli fiducia, segnaliamo il caso.
Ho ricevuto indietro una nota di tono pilatesco. A parte il burocratese e l’oggettivo insulto all’intelligenza di chi pretende di ricordarmi che posso querelare o denunciare per calunnia (grazie, lo sapevo di mio), la cosa rilevante è che il Garante non trova ragione per intervenire. Una parentela non fa parte della privacy, una parentela fasulla non colpisce la mia privacy, un atto d’inchiesta penale non si sa se è segreto (lo stabilisce la legge). Eppure a me sembra che annunciarne una con un capomafia mi metta gravemente in pericolo, mentre nel caso di Sircana, quando il Pizzetti intervenne non richiesto, era difficile pensare che si organizzassero gruppi armati di travestiti intenti ad una vendetta trasversale perché non fu accettata la prestazione e pagato l’obolo richiesto.
Leggendo Stefano Rodotà, primo garante della privacy, storcevo la bocca perché tendeva a credere che tutto rientrasse sotto la sua competenza. Il suo successore ha idee più precise: solo i viados. Alla fine trova risposta il quesito posto, su queste pagine, da Fausto Carioti (come me spiato, ma non siamo parenti): inutile lamentarsi, perché inutile l’interlocutore.
Scrivendo questo non vorrei, però, che si pensi io avrei gradito un intervento dello stesso tipo. No, perché la mordacchia e la censura non mi piacciono. A me sembrava che l’occasione fosse propizia perché il Garante desse una lezione a quell’altro ente inutile che è l’Ordine dei giornalisti (a proposito, grazie per la solidarietà che non è mai arrivata, affittapenne a tradimento). Qualcuno avrebbe potuto enunciare una regola d’oro del giornalismo vero: non si può scrivere una cosa su una persona, sulla sua vita, senza prima averla chiamata per sapere se ha qualche cosa da dire (così al Corriere avrebbero evitato, per l’ennesima volta, di pubblicare cretinate sulle vicende giudiziarie dalle quali sono uscito immacolato). Semplice, lineare, onesto. Forse troppo.

Condividi questo articolo