Idee e memoria

Ratzinger e Pio IX

Appassionarsi alla gara fra Amato e Rutelli, cioè a quale sia il travestimento che la sinistra post comunista intende adottare per il proprio funerale, è impossibile. E’, quindi, comprensibile che si parli di altro. E’ comprensibile che si parli di Pio IX, o di quel che Ratzinger ha sostenuto. Ma, forse, vale la pena di puntualizzare quale dovrebbe essere l’approccio laico a questi temi.

Le religioni esistono perché rispondono all’umano bisogno di spiegare l’inspiegabile. Mano a mano che la scienza guadagna terreno le religioni rifluiscono verso la sacralità della creazione, ritrovando forza in quell’attimo (ammesso che sia mai esistito un attimo creativo) ove la scienza non è ancora riuscita a guardare. Al tempo stesso le chiese, e segnatamente la chiesa cattolica, sono espressione della fede religiosa, ma anche soggetti della storia, quindi della politica. Hanno una natura duplice, che può sembrare unica ad un credente, ma che non può e non deve sfuggire ad un laico (e la cosa diventa decisiva a proposito di Pio IX).

Uno stato laico, naturalmente, riconosce libertà al sentimento religioso e, sia pure entro certi limiti, riconosce libertà di culto. Perché entro certi limiti? Per il semplice motivo che se un qualche credo religioso adotta riti sacrificali e tenta di gettare qualcuno da una montagna o di trafiggerlo su un altare, lo Stato laico interviene, dichiara il rito fuorilegge e rinchiude i fedeli in buona fede in manicomio, destinando gli altri alle patrie galere. Fuori da questi estremi, lo Stato laico considererà egualmente tutte le religioni.

Dopo essersi variamente macellate, dopo avere dato luogo ad incredibili persecuzioni e sofferenze, anche le chiese, oggi, si mostrano disposte ad ammettere che possano esistere diversi credi religiosi. Si tratta di una grande vittoria del pensiero civile e laico, giacché non è nella natura della chiesa ammettere la diversità. Ottenuta questa vittoria, però, non si può poi volere troppo: è ovvio quel che Ratzinger ha ripetuto, e cioè che per la chiesa cattolica solo in essa sta la via della salvezza. L’affermazione di Ratzinger non è affatto originale e non si troverà un solo documento vaticano in cui s’è mai sostenuto il contrario. Ripeto, siamo nel campo della pura ovvietà.

Ma, si dirà, quell’intervento contraddice lo spirito del dialogo inter religioso, con tanta forza promosso da Giovanni Paolo II. Lo si dice, ma non è vero. Se la chiesa cattolica, dal suo punto di vista, accettasse passivamente la convivenza delle religioni, se, come se non bastasse, promuovesse l’unità delle diversità, essa verrebbe meno alla sua missione e darebbe corpo a quel che un tempo chiamava “anticristo”. Una roba del genere non è mai passata per la testa del papa, e men che meno per i suoi scritti e le sue opere.

Quel che è avvenuto è cosa diversa. Il papa non ha mostrato grande amore e passione per il mondo laicizzato e moderno (nessun papa ha mai coltivato simili passioni). Il declino delle religioni tradizionali ed il diffondersi dei nuovi culti era sotto i suoi occhi. Ha, allora, avviato un’opera di riconquista, saggiamente partendo dagli errori commessi dalla sua chiesa. Sbagliava, e di grosso, chi leggeva in quelle “scuse” altro che la necessità di superare ritardi e di abbandonare zavorre. Il papa chiese scusa per Galileo non per affermare la totale autonomia della scienza dalla fede, ma, all’esatto opposto, per riaffermare la legittimità della supremazia della fede sulla scienza.

Il dialogo inter religioso, non a caso avviato dal Vaticano, servì per riaffermare la supremazia cattolica e la sua vocazione universalistica. Occorreva superare il peso dei dissidi storici per giungere al vero cuore del problema: la fede. Ratzinger provvede, e non vedo di cosa ci si possa stupire.

E veniamo a Pio IX. Forse è il caso di ricordare che la chiesa non proclama i santi per l’umanità tutta, ma li proclama solo per la chiesa cattolica. Fra i propri beati ha voluto comprendere papa Mastai Ferretti, con questo ribadendo l’assoluta unità del concilio vaticano primo con quello secondo (e quelli che si sono spellati le mani per applaudire la beatificazione di Giovanni XXIII, forse, hanno prestato poca attenzione a questo elemento). Dal punto di vista religioso tale decisione riguarda solo e soltanto la chiesa cattolica ed i suoi fedeli.

Ma la natura della chiesa è duplice, dicevamo, essa ha un ruolo nel mondo e, quindi, nella politica. Pertanto sono non solo autorizzato, ma anche tenuto a comprendere le conseguenze politiche delle sue scelte. In questa chiave la pagina Pio IX sembra chiudere il capitolo di un pontificato che affonda le sue radici nella lotta contro lo stato ateo, che per il giovane pontefice prese le forme di quello comunista. Il mondo democratico e civile plaudì quella vittoriosa lotta contro il comunismo, ma sarebbe un mondo di sciocchi se pensasse che fu condotta in nome dei principi liberali.

La duplice natura della chiesa diviene più interessante se, ad esempio, si riflette sulle questioni legate all’ingegneria genetica. In questo caso un laico riafferma la necessaria autonomia della scienza dalla fede (ma non dalla morale, ovviamente), ma non per questo chiude gli occhi e non coglie l’evoluzione del pensiero ecclesiastico di recente resa nota da Giovanni Paolo II. Ciò non significa che se ne devono condividere tutti i contenuti, ma se ne devono certamente valorizzare gli aspetti innovativi.

Anche perché qualche laico presuntuoso e pericolosamente integralista (al punto da perdere il diritto a definirsi laico) sembra credere che una cosa la si debba fare per il solo fatto che la sua illuminata mente la ritiene giusta. Neanche per sogno, la democrazia è l’esatto contrario dell’incubo autoritario che s’incarna nel governo dei filosofi (e chi sono, poi?). La chiesa pone sul piatto della politica il peso della propria influenza religiosa e morale. Un peso che più volte ha fatto cilecca, ma che è del tutto ingiustificato sottovalutare o ignorare. Da qui l’attenzione che merita.

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