Idee e memoria

Rutelli e P & P

Pietro e Paolo erano due palestinesi. L’affermazione, ovviamente, non è mia, ma di Francesco Rutelli, pronunciata durante la manifestazione in piazza San Giovanni (che non chiamerò Battista per evitare di far credere a Rutelli che facesse il maggiordomo).

Ho atteso un paio di giorni giacché speravo che qualcuno facesse notare l’enormità dello sfondone. Invece niente, neanche la comunità ebraica ha parlato. E dire che da quello sfondone volevano farsi discendere anche conseguenze politiche.

Pietro e Paolo erano, ovviamente e naturalmente, due ebrei. E come poteva essere diversamente? Pietro, addirittura, in forte polemica con Paolo, abbandonò un tavolo perché vi sedevano dei convertiti non circoncisi, laddove egli preferiva accompagnarsi a suoi simili: giudei circoncisi e convertiti (Gal 2,14). Pietro, dall’aramaico Cefa, giacché aramaico era la lingua parlata da Gesù (non che Gesù fosse aramaico, lo dico per non confondere le idee a Rutelli). Pietro, che non a caso, nel concilio apostolico del 50, pose il problema di come regolarsi con i gentili sostenendo che la salvezza viene da Cristo e non dalla legge di Mosè. E chi, se non un ebreo, poteva sentire il peso della legge di Mosè?

Paolo, poi, si chiamava Saulo, in giudeo. Paolo: “ebreo, figlio di ebrei, quanto alla legge fariseo”. Era tanto ebreo che il sinedrio lo mandò contro i cristiani, poi, sulla via di Damasco, si convertì. E sono sicuro che la frase fatta “convertirsi sulla via di Damasco”, l’ha sentita financo Rutelli.

Forse, nel definirli palestinesi, il noto uomo di cultura, intendeva far riferimento al loro luogo di nascita. Già ma Paolo (di Tarso) nacque in Cilicia, che è come andare ad Ostia dirigendosi verso Pescasseroli. Pietro, in effetti, nacque a Betsaida, in Palestina. Anche Gesù nacque in Palestina, ma nessuno ha mai detto che fu crocefisso il re dei palestinesi. Ah, se Pilato avesse avuto la fervida fantasia dell’oratore facondo, dell’insonne studioso! Forse Rutelli (ma chi gli scrive i discorsi, Osama?) ne ha sentito parlare, ma proprio la nascita di questi due illustri ebrei, in Palestina, crea qualche problemino ancora aperto.

Sostenere, come Rutelli ha fatto, che i palestinesi hanno diritto ad uno Stato indipendente e sovrano, e sostenerlo parlando di Pietro e Paolo come di due palestinesi, significa gettare benzina sul fuoco di un conflitto che ha inevitabili implicazioni religiose. Passi per il fatto che di quel che succede da quelle parti Rutelli non ha capito un accidente, ma ad un uomo di così profondo pensiero, che nella fatica delle letture e nel tormento dell’anima ha maturato la conversione al cattolicesimo, baciando la pantofola papale e regolando la sua unione carnale in chiesa, almeno, regalino un catechismo da terza elementare. Con le figure, mi raccomando.

Condividi questo articolo