Idee e memoria

Scienza drogata

Chi, in tema di lotta alla diffusione della droga, si presenta dicendo di avere la soluzione può, di diritto, essere assegnato alla categoria dei ciarlatani. Buffa ed io apparteniamo al più ristretto club di chi ha idee diverse, ce ne complimentiamo a vicenda e, però, sarà bene non prendere lucciole per lanterne.

Nessuno ce l’ha, la verità e la soluzione, si procede per approssimazioni e, proprio per questo, è un terreno che non sopporta ideologismi e verità rivelate. Neanche di carattere scientifico, perché non ce ne sono. L’appello alla scienza è l’appello ad un dio che non c’è, meglio prenderne atto e rassegnarsi. Che me ne faccio, ad esempio, della presunta scientificità dell’asserzione secondo la quale i derivati della cannabis farebbero meno male del tabacco o dell’alcol? Poco, ci faccio. Intanto perché ad ogni scientifica dimostrazione di una cosa segue la non meno scientifica dimostrazione del contrario, poi, soprattutto, perché la stessa cosa non si potrà mai dire dell’eroina, della cocaina, delle anfetamine sintetiche che fanno un falò del cervello e dell’anima (se c’è).

E, poi, a tanta scientificità manca ancora la cosa più importante: la persona. Ricordate quella canzone che esaltava le virtù dei fichi? Capitò che una persona “presa da pensieri lubrichi/si gettò sotto ad un camion di fichi./ Non puri, non fanno più ben”. Ed è la diversità delle persone, che è anche diversità delle culture, che dovrebbe aiutarci a capire perché l’alcool fu devastante per alcuni mentre veniva integrato da altri.

A proposito di scientificità, una cosa che non si discute sono i numeri. Ebbene, senza che questo voglia significar altro che una constatazione, gli alcolizzati, negli USA, aumentarono, non diminuirono con la fine del proibizionismo. Il che è anche ovvio.

La scelta è questa: posso accettare che ad un drogato si dia la droga, così evitando che diventi un delinquente ed arrechi danni agli altri? La mia risposta è no, non posso. Non posso perché per evitare un danno agli altri condanno lui al massimo del danno, e questo non mi sta bene. Ma questa, appunto, non è scienza, è politica. Ed in politica la diversità di opinioni è un bene, il confronto un metodo e la razionalità delle argomentazioni una regola del giuoco (per cui Arlacchi, caro Dimitri, lo vai a rinfacciare ad altri, io lo avevo in cagnesco ben prima che cominciasse a spropositare sul terreno papaveresco).

Datosi che la memoria è una bella cosa sarà bene ricordare che il concetto di modica quantità (detestabile e da me detestatissimo), per la precisione, è stato introdotto dalla legge 685 del 1975 (articolo 80) e non nella Jervolino-Vassalli, come erroneamente afferma Dimitri Buffa. Quest’ultima legge, come ricordavo e com’è documentabile, introdusse l’alternativa fra il carcere e l’affidamento alla comunità. Di comunità ne esistono diverse e con diversi sistemi, accomunarle tutte in un unico giudizio, per giunta negativo, è un cedimento alla vis polemica (di cui sono grato al mio interlocutore), ma anche un’approssimazione eccessiva.

Grazie per avermi dato la patente di “liberale”, ma temo che anche questo sia un azzardo.

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