Idee e memoria

Scienza e sciamani

La scienza è ricerca, dubbio, esperimento, non può essere fede. Quando ci sentiamo male chiamiamo il medico, ma non crediamo che sia dotato di poteri sovrannaturali, non lo immaginiamo sacerdote al servizio di una divinità, non lo desideriamo sciamano, ci accontentiamo del fatto che sappia distinguere fra coronarie e coratella, con quel che ne segue.

Ci affidiamo ad un medico perché ne sa più di noi. Ma se il medico ci dicesse, dopo aver prescritto medicamenti e posologia, che, per il nostro bene, è giunto il momento di non essere più interisti e divenir milanisti, o viceversa, sorgerebbe il dubbio che al brav’uomo è venuta meno qualche rotella.

La prosopopea del medico, che siccome è medico si crede scienziato, e siccome si crede scienziato è convinto di poter dire di tutto, c’induce a riflettere sulle umane piccolezze. Faccio un esempio. Qualche tempo fa Gianfranco Vissani ha scritto che nel suo ristorante si potrà continuare a fumare: perché questo è un piacere di fine pasto, che va conciliato con le altrui narici, e perché una sigaretta non uccide di certo. Gli ha risposto un inviperito professore di medicina, ricordandogli l’estrema nocività del fumo ed invitandolo a fare il cuoco, e basta. Ora, noi conveniamo (lo abbiamo sempre detto) sul fatto che il fumo nuoce alla salute, ma respingiamo con vibrante sdegno l’invito rivolto a Vissani.

Un grande astrofisico, uno scienziato vero, studioso autentico, Stephen Hawking, scrisse un meraviglioso libro: “Dal big bang ai buchi neri, breve storia del tempo”. Un capolavoro, cui fece seguire altre pubblicazioni divulgative (fino al recente “L’universo in un guscio di noce”). Introducendo quel testo Hawiking fece notare che la riflessione astrofisica è fin qui ristretta ad un piccolo (relativamente) numero di persone che maneggia un certo tipo di matematica, e che questo è un peccato ed uno spreco perché, invece, questi temi dovrebbero essere alla portata di tutti, in modo che le menti migliori possano comprenderli e sviscerarli.

Se Vissani si fosse espresso sulla radiazione fossile, quindi, Hawking gli avrebbe fatto notare gli eventuali errori, o avrebbe colto le eventuali originalità. Di certo non gli avrebbe detto: torni a fare il cuoco, giovanotto. Ciò dipende, credo, dal fatto che lo scienziato sa quel che dice, mentre molti medici presunti scienziati parlano a vanvera e temono il buon senso.

Ogni opinione è lecita, ma se qualcuno cerca di farne prevalere una affermandone la “scientificità”, allora è opportuno chiedergli le pezze d’appoggio scientifiche, e se queste difettano, nel senso che non corrispondono alle affermazioni fatte (che il fumo sia nocivo alla salute non giustifica la tesi secondo la quale con un sigaro si va all’altro mondo), allora è ragionevole dubitare della sua serietà.

Sostenere che il fumo porta comunque alla morte è un non senso. Sostenere che il fumo passivo, in locali areati, provoca il cancro è un articolo di fede, per giunta iettatoria. Sostenere che il fumo del quale parliamo noi, fatto di moderazione e gusto, rifuggente ogni dipendenza, abbia effetti peggiori dell’aria che respiriamo a Piazza Venezia od a Piazza Duomo, è tesi senza riscontri oggettivi. Quando, poi, sentiamo celeberrimi oncologi che chiedono la liberalizzazione delle droghe e reclamano la proibizione del tabacco, be’, prendiamo le pagine gialle e cerchiamo alla voce “sciamani”.

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