Idee e memoria

Scuola rinviata

La scuola italiana ha perso un’occasione, evitiamo di perderla anche in futuro. Secondo la legge già quest’anno scolastico si sarebbe dovuto svolgere utilizzando libri di testo digitali, ma è arrivato, purtroppo, un rinvio. L’appuntamento è spostato all’anno prossimo. Il passato ha conquistato un altro anno di vita, a scapito degli studenti, delle famiglie e della cultura. Avere rinviato significa perdere soldi, il che è paradossale, visto che si cerca di risparmiarne da ogni parte. Guardiamo dentro questa faccenda, perché è esemplare di come, spendendo meno, ci si possa sviluppare meglio. Di come i pregiudizi contro il mercato si traducono in arretratezza e povertà.

Il rinvio si è reso necessario perché, dicono al ministero, i testi non sono ancora pronti. Non sta in piedi: la legge è del 2008, tutte le tracce didattiche sono note, i testi esistono e vengono venduti, nulla può impedire che si trasformino in digitale, se non l’interesse economico a farli restare cartacei. Interesse delle case editrici specializzate, che campano grazie all’arretratezza del Paese e della scuola, salvo poi lamentarci (giustamente) perché i nostri ragazzi vanno in classe trascinandosi dietro zaini da combattenti alpini.

Il ministero ha aggiornato il costo che può gravare su ciascuno studente. Nei cinque anni si va dai 1.526 euro per il liceo classico agli 857 per gli istituti professionali. Sono esclusi i dizionari, che sono anche i più costosi. In realtà molti sforano, senza contare le “letture consigliate”, che sono fuori dal conto. Alcuni istituti provano ad usare il comodato d’uso, ovvero l’acquisto dei libri da parte della scuola e il prestito agli studenti. Sempre al ministero dicono che cercheranno di dare più fondi per questa pratica. Ed è questo l’errore, perché si spendono soldi laddove se ne potrebbero creare.

Mi spiego. Con quelle cifre, moltiplicate per il numero degli studenti, si crea un ricco mercato per computer (l’e-book) e programmi. Se anziché farlo gestire a chi fa un altro mestiere, ovvero le scuole, si chiama il mercato ad occuparsene, avremo, in un sol colpo: a. costi più bassi per le famiglie; b. computer per tutti; c. assistenza e sostituzione degli apparecchi rotti compresa nel prezzo.

Veniamo ai contenuti, vale a dire i libri. Li adoro e ci vivo immerso. Non credo che nulla mai li sostituirà. Ma i libri di testo non sono libri. I ragazzi sono nativi digitali, senza differenza di classe sociale (se la differenza c’è sta nel fatto che i meno agiati, privi di computer, conoscono quel mondo solo per i giochi, che è una fregatura). Per seguire le lezioni la multimedialità è ricchezza. Per fare gli esercizi l’interattività è ricchezza. Per imparare le lingue i libri di testo sono come le tavolette di cera per prendere appunti. Tutto il patrimonio necessario, trasportato nel mondo digitale, costa infinitamente meno e si aggiorna in tempo reale (senza la truffa delle “nuove edizioni” per l’algebra e il greco). C’è di più: la scuola italiana è piena di bravi professori, che trattiamo sempre come i loro colleghi ignoranti e assenteisti, docenti che sono capaci di produrre cultura, testi ed esercizi. Con il digitale si apre per loro un mercato, e per le altre scuole si rendono disponibili testi a bassissimo costo, o a costo zero. Ancora di più: dato che stiamo parlando di cifre limitate ci vuol poco a farsi sponsorizzare da grandi aziende che hanno già investito in piattaforme digitali per la formazione del loro personale, con il che il costo a carico di Stato e famiglie va a zero.

C’è, si dice, il problema dei collegamenti internet, visto che non tutti hanno linee veloci a casa. E’ un falso problema. Tutte le scuole italiane dispongono di un collegamento internet, solitamente dedicato alle questioni amministrative e di segreteria. Molte scuole ne hanno più di uno, perché pagato da diversi enti locali. E’ in corso un programma per dotare le scuole di sistema wi-fi, i cui costo sono limitati, perché non comprendono la linea, ma solo l’apparecchio di diffusione. Intendiamoci, non è la larga banda e non è il futuro, ma è pur sempre un presente utilizzabile, per cui anche lo studente sprovvisto di collegamento proprio ha un posto dove interagire e scaricare.

Tutto questo potrebbe già essere operativo, creando ricchezza e cultura. Purtroppo la partita dei libri di testo è stata sospesa, e non è stata una bella cosa. Che la si riprenda al più presto, che a primavera si scelgano solo libri digitali e che si apra il mercato della scuola al mercato dei fornitori degli apparati, consentendo alle famiglie di spendere meno per dare di più ai propri figli. Temporeggiare, davanti a tanta abbondanza, non è minimamente sensato. Ecco un capitolo che, in era di tagli e tasse, parla di ricchezza e sviluppo.

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