Idee e memoria

Sempre attorno a Galli Fonseca

A proposito della droga, e delle ultime sollecitazioni di Ferdinando Galli Fonseca, Il Foglio invita ad affrontare il problema con realismo e pragmatismo, evitando moralismi e sermoni vescovili.

Poi, però, cade nella trappola moralista di chi constata che con certi mali si deve pur convivere, specie se l’ostinata lotta contro di essi porta ad altre degradazioni morali.

Credo di non amare i moralisti e di non frequentare vescovi. Il problema che pongo, quindi, è tutto pragmatico. Quale droga? Distribuiremo anche la droga che rincoglionisce, irreversibilmente, in qualche settimana? Quanta droga? Ne distribuiremo in dosi da sballo, sostituendoci in tutto agli spacciatori? O ne distribuiremo in dosi da mantenimento, credendo che i tossicodipendenti pensino di se stessi di essere malati terminali da accompagnare, con la morfina, alla morte? A quali drogati? A tutti, anche ai più freschi, anche ai più giovani? Organizzeremo questo macello di massa, o la distribuiremo solo ai presunti incurabili? Ed ai non drogati che vogliano drogarsi, gliela diamo, o li lasciamo agli spacciatori? E se non ne distribuiremo di ogni tipo, a tutti quanti ed in ogni quantità, come si pensa di diminuire il fatturato delle organizzazioni criminali?

Questi problemi non sono stati affatto risolti né in Svizzera, né in Olanda. Gli esperimenti fatti sono limitatissimi e, alla fine, non si è salvata una sola vita umana, mentre si è, forse, salvata qualche borsetta dagli scippi. Senza moralismi, per carità, vi pare che le due cose stiano sullo stesso piano?

Segue l’ammirazione di rito (non vescovile).

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