Idee e memoria

Terroristi, monologhi e cattedre

Troverei interessante dialogare con Morucci, condannato per la strage di via Fani ed il rapimento di Moro. Anche all’università. Mi sembrerebbe opportuno, però, allontanare dalla cattedra chi lo ha invitato. Leggo che l’autore della pensata è un professore di letteratura angloamericana, e leggo quel che il rettore, Frati, ha detto a Libero: “avrebbe dovuto tenere una lezione nell’ambito di un seminario sulla colonizzazione angloamericana, che secondo l’ordinario è assimilabile al tema del terrorismo”. O l’ordinario querela il rettore per diffamazione, avendogli questi attribuito la tesi di un demente, oppure le cose stanno effettivamente così, ed è bene che non faccia ulteriori danni. In cattedra, temo più gli ignoranti dei criminali

Sbaglia, Frati, a sostenere che: “il giorno che si vorrà discutere di terrorismo bisognerà partire dalle vittime innocenti”. Non significa nulla. Si deve partire dai terroristi, dalle loro motivazioni, dagli appoggi su cui contarono. E si dovrà distinguere un Morucci da un Moretti. Il primo si è accorto degli “errori” commessi, ma li confina nel campo dell’azione, della violenza. Invece i suoi errori, come quelli di tanti, furono assai più profondi: erano sbagliate le idee, era sbagliato il mito della resistenza tradita, non sbagliarono a sparare, sbagliarono tutto. Me lo ricordo il rossandiano album di famiglia, e considero ancora da farsi un serio approfondimento sugli anni di sangue. Poi ci sono i Moretti, gli agenti dei servizi dell’est, quelli che agirono coordinati da altri. Si tratta di un capitolo ancora vergine della guerra fredda, ma anche di uno scontro in famiglia, perché quella gente voleva stroncare l’affrancamento del Pci dagli interessi e dalla dipendenza sovietica. Giorgio Amendola lo capì subito, ed anche queste sono pagine ancora da scrivere.
Parlare all’università non significa tenere lezioni di etica pubblica, e neanche essere incaricati di “educare” gli altri. Quindi si può ben dare la parola anche a chi è protagonista d’idee e storie negative. Sarà utile, però, solo se si eviterà il monologo, di cui questi assassini sono specialisti. Del loro reducismo lamentoso non c’importa un accidente, mentre scandagliare la storia è utile. Va da sé che la letteratura angloamericana c’entra quanto quella dei babilonesi.

Condividi questo articolo