Il velo che, secondo alcuni, dovrebbe coprire le donne islamiche è per noi un problema, e lo è perché siamo abituati ad affrontarlo usando il concetto di “libertà”. Consideriamo una “libertà” delle donne il potersi velare, fino, nel caso del niqab, quasi a scomparire. Il guaio è che abbiamo anche poca memoria.
Mia nonna, ad esempio, usciva poco di casa e quando usciva era vestita di nero, dalla testa ai piedi, e quasi velata, entrava in una carrozza nera, chiusa, e si recava al cimitero, che era la sua meta più frequentata. Era libera di farlo? Certo che era libera, ed in tal senso educava anche i suoi figli. Solo che quando si è resa conto di essere libera anche di non farlo (evviva la televisione!) ha buttato il vestito nero, ne ha comperato uno a fiori ed è ringiovanita di venti anni.
Che le donne islamiche si coprano dalla testa ai piedi per propria libera scelta, che comperino abiti attillati e vezzosi gioielli per mostrarli sono in casa, è una cosa senza senso e che non sta in piedi. Nell’Iran prekomeinista erano libere di sparire sotto al nero, ma non lo facevano. La stessa cosa avveniva in Egitto. Ed è molto interessante quel che sta avvenendo in Marocco, dove regna Mohammad VI e dove si va affermando l’idea che i simboli della lettura integralista del testo sacro, quindi il velo muliebre ed il barbone maschile, siano, alla fin dei conti, dei simboli più politici che religiosi, quindi sono scoraggiati.
Ed è talmente vero che in Libano, che fu Paese libero, anche nei costumi, Hezbollah assolda i capifamiglia che impongono alle femmine di casa di velarsi. Così il babbo ne trae un utile e gli oltransisti possono far riprendere dalle telecamere un presunto ed in realtà inesistente costume religioso e politico.
Da noi, dicevo, affrontiamo la cosa sul lato della libertà, pertanto troviamo sgradevole imporre la rinuncia al velo. In tal senso ci sono delle grandi dispute in Francia ed in Inghilterra. Ma la cosa va ribaltata. Prima di tutto viene il rispetto della legge, quindi nessuna, in nessun caso, ha diritto di non farsi identificare. Dove è necessario mostrare i documenti (all’aeroporto o all’università) si mostra anche il volto. Chi ci sta bene, chi non ci sta se ne vada. Ma dopo la legge viene la libertà individuale, che è sì quella di potere indossare il velo, ma anche quella di non farlo, anche quella di non essere costrette a subire la volontà di padri e mariti che scambiano il legame familiare per vincolo di proprietà. Facciamo bene a ragionare di libertà, a patto, però, di non dimenticarci cosa significa.