Idee e memoria

Una fiume di cocaina

La cocaina gira a palate, è difficile fermarla, dice Giuliano Amato, ministro degli Interni, specie “se troppi la vogliono”. Amato oscilla come un pendolo dall’essere stato al fianco di Craxi, che contro la diffusione della droga voleva lottare, e l’essere stato retto da Pannella, che la droga la vuole legalizzare, la prende larga, insomma, ma almeno sembra avere capito una cosa decisiva: la domanda di droga è un problema in sé.

Adesso che lo ha capito, lo spieghi ai suoi colleghi di governo, lo spieghi al ministro Turco che, nel novembre scorso, ha raddoppiato le dosi che ciascuno può portarsi dietro, in questo modo, come segnalammo subito, dando un aiuto notevole agli spacciatori.

Visto che il fiume di droga adesso lo terrorizza, e volendo escludere che le sue accorate parole fossero solo un modo per conquistare qualche titolo al poco rassicurante “Patto per la sicurezza”, di cui concionava in quel di Napoli, spero gli siano graditi un paio di suggerimenti. All’incirca un terzo del mercato della droga è retto da immigrati clandestini. Qui non c’entra nulla lo spirito umanitario, l’accoglienza ed altre cose simili, perché il dato prevalente è che queste persone approdano in Italia non solo in violazione della legge italiana, ma avendo contratto debiti con le organizzazioni criminali che ce li portano. Cosa volete che facciano, in quelle condizioni, se non divenire manodopera criminale? La repressione e la durezza, quindi, non solo servono al rispetto di noi stessi, ma anche per quello verso donne e uomini che vengono da lontano per vivere civilmente e lavorare. Lo spieghi agli afroconfusi del multiculturalismo.

Considerare non punibile che circola con la droga, alla sola condizione che sia un drogato, è un salvacondotto per gli spacciatori, specie con la cocaina. Raddoppiargli la dose con cui deambulare un concreto contributo al commercio. Chieda al governo in cui siede d’invertire la rotta. Si sentirà rispondere di no, perché da quelle parti, come da tutte quelle dove c’è gente di buon cuore e non vigile cervello, ritengono che non si debba penalizzare il consumatore. Se solo lo conoscessero, se solo lo vedessero dannarsi con gli incubi da speedball, lo vedessero degradarsi e finire in polvere, avrebbero idee meno approssimative su quel che significa aiutarlo.

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