Quando le gerarchie vaticane aprono bocca e parlano di matrimonio o di procreazione, per proclamare l’indissolubilità del primo ed il non controllo della seconda, un coro di voci e coscienze a corrente alternata si leva a protestare contro l’“ingerenza”. Da laico, invece, considero normale che le convinzioni etiche, come quelle religiose, pesino nella vita politica e civile. Sarebbe preoccupante il contrario. Nel giro di poche ore, però, prima il cardinal Bagnasco (conferenza episcopale), poi monsignor Marchetto (segretario pontificio per le migrazioni), hanno usato parole pesanti a proposito dell’immigrazione.
Nessuno ha protestato, e sui giornali più vicini al centro destra il tema è scivolato verso la minore evidenza. Si tratta di un nervo scoperto, e si deve avere il coraggio d’affrontarlo con chiarezza.
Bagnasco ha voluto sottolineare che siamo fratelli anche dei clandestini. In generale è ovvio (sia per la dottrina cristiana che per il comune buon senso), in particolare è dirompente, giacché un fratello lo si accoglie e non respinge. Marchetto s’è spinto a dire che il governo gioca al ribasso sul tema dei diritti umani. Concetti urticanti, ma più per la propaganda che per la realtà. Non solo gli italiani non hanno il razzismo e la chiusura nel loro dna, ma, come dimostrammo sul tema degli zingari, non c’è alcun provvedimento di legge od amministrativo che violi nessuno dei diritti umani. E ci mancherebbe. Il guaio è che all’impotenza statale nel far rispettare le leggi, quindi nell’espellere clandestini e punire i delinquenti, come farebbero anche in Vaticano, s’accompagna un continuo ed esaltato incrudelirsi dei toni, talché appare quel che non è. Ma appare, ed è un problema.
La contraddizione è ancor più profonda, perché le parole più forti contro l’immigrazione si sentono in quelle stesse zone la cui produzione economica si fermerebbe, se privata di manodopera immigrata. Ci comportiamo come se avessimo due anime diverse: una per le ore di lavoro, l’altra per la domenica al bar, una per (non) far rispettare l’ordine, l’altra per ringhiare contro il disordine. Bagnasco e Marchetto hanno dato voce a sentimenti reali, dalla politica giungono spesso grida opposte ed egualmente irreali. Non basta far spallucce, od offendersi per la tonaca, occorrono risposte.