C’è chi pensa che il fumo sia legato ai momenti di relax e vacanza, chi inceve, come me, avvolge nelle nuvole il proprio lavoro. Bella forza, si dirà, visto che fai un lavoro sedentario e scribacchino. Mica vero: i marinai dei velieri mercantili non se ne stavano certo con le mani in mano, eppure fumavano la pipa; ed il contadino con il toscano in bocca svolge ogni tipo di lavoro manuale.
Ma non è su questo che desidero intrattenervi, quanto sul fatto che è sempre più difficile fumare mentre si è in vacanza. Noi gente di un certo livello, che mai e poi ma ci confonderemmo con i consumi massificati, andiamo a sciare a Cortina D’Ampezzo.
La perla delle montagne, luogo esclusivo e very vippeggiato. Quest’anno è arrivata la cattiva sorpresa: in molti ristoranti non si può più fumare. E’ giusto, in fondo siamo qui per respirare aria pura.
Cortina ha una caratteristica fenomenale: è l’unico posto dove non si può sciare se non utilizzando la macchina per raggiungere le piste. La mattina, di buon’ora, si caricano gli sci e gli scarponi sulla propria vettura (per l’occazione travestita da pompa funebre) e si va giulivi verso l’agognata meta.
Giunti a destinazione si viene accolti da un mega parcheggio già zeppo di vetture, e le poche che ancora riescono a muoversi seguono traiettorie funamboliche. C’è poco da ridere, provate voi a guidare con quelle specie di protesi da esquimesi che si portano ai piedi.
L’aria che si respira ricorda vagamente quella di piazza Duomo o piazza Venezia, ma solo quando ci sono ingorghi. L’atmosfera è rilassata e silenziosa, come si conviene alla montagna, e se qualcuno strombazza per ottenere via libera, od invoca la genealogica sequela “de li mortacci tui” è solo perché non si è ancora adeguato ai ritmi alpestri ed all’idioma locale. Fatto si è che parcheggiato il furgone mortuario ed indossati gli scarponi rigidi, una massa di dannati prova a risalire l’asfalto verso la neve, oscillando, cadendo, sfregiandosi a vicenda con gli sci che sbilanciano le spalle. Giunti al sommo del fossato s’incolonnano felici innanzi alla cassa, ove lasciano un cospicuo obolo.
Da qui, dopo essersi vicendevolmente falciati con gli orami calzati sci, tentano di superare il tornello che porta alla seggiovia. Quel tornello ha il potere romantico di portare tanti illustri professionisti al vecchio sapore della fabbrica. Lo ski pass, poi, ricorda il cartellino da timbrare, e tutti ci sentiamo più buoni ed umili.
Qui, però, succede l’imprevedibile: le signore nascondono il magico cartellino nei posti più impensati, mentre i ragazzini lo ripongono in una delle duemila tasche della loro fiammante tuta in goretex, così tutti cominciano a frugarsi sconciamente ovunque, mentre la massa accodata rumoreggia a denti stretti (fa freddo).
Un’ultima importante novità: non ci avrei mai creduto, ma i filippini sono appassionati montanari. Davvero, ne ho visti a decine in fondo alle piste, mentre fanno ruzzare i bambini che hanno adottato qui in Italia. Sulla penisola, difatti, abbondiamo di bambini, ma difettiamo di genitori.
Noi gente di un certo livello, naturalmente, la prossima estate non andremo a Rimini o a Riccione, ove ci sono parcheggi grandi e funzionanti, no, noi andremo a Porto Ercole, dove torneremo a parcheggiarci addosso per respirare iodio: dove al supermercato ci litigheremo l’ultima susina; dove nei ristoranti, per rispetto della salute di tutti, non si potrà fumare.
Me, mi trovate al lavoro. Fumante in senso buono.