Il commento di oggi

Arbitro

giacalone editoriale la ragione 17 ottobre

La violenza non può essere espulsa dalla vita collettiva, perché si trova dentro di noi. A quanti chiedono (pur giusta) prevenzione sfugge il nesso che esiste fra la libertà e la responsabilità. Nei sistemi dispostici si nega la libertà e fiorisce la violenza, ma si proibisce di raccontarlo. Nelle democrazie, come i fatti di cronaca dimostrano, la necessità di trovare un punto d’equilibrio deve partire dall’educazione personale e approdare alla legislazione penale.

L’istinto della violenza è presente in ciascuno di noi, ma la stragrande maggioranza delle persone riesce a controllarlo o a sublimarlo. Un sopruso che sentiamo come ingiusto o una negazione sentimentale che sentiamo come dolorosa può scatenare la violenza, ma riusciamo a respirare, decantare e poi a superare. Una volta alle spalle, il più delle volte ci accorgiamo anche che era una gran cavolata. Questo è senso di responsabilità, che tutela la libertà. E chi non ci riesce, chi non trattiene la violenza? Ne porta la responsabilità e – a seconda della gravità degli atti – va incontro alla perdita della libertà. Ciò che si deve ricordare è che non siamo mossi dal destino, non siamo la tessera di un domino che non dominiamo. La sorte che ci tocca è pur sempre nelle nostre mani e negarlo significa abbandonarsi all’irresponsabilità della sconfitta, negando il riscatto dall’errore.

Per questo preoccupano alcune delle cose che si leggono. Non esiste il diritto a che gli altri mi trovino casa o mi mantengano; se non ho impedimenti fisici e posso lavorare non ho il diritto d’essere mantenuto da altri. Se occupo abusivamente un edificio altrui non ho il diritto di restarci (vale anche e a maggior ragione per CasaPound, che deve sgomberare). E se, a fronte dell’esecuzione dello sfratto, mi abbandono alla violenza – addirittura ammazzo qualcuno (oggi si celebrano i funerali di tre Carabinieri) – non sono una vittima della società ingiusta: sono un criminale che deve essere punito.

Chi si trova in difficoltà ha il diritto di rivolgersi alle autorità pubbliche, le quali hanno il dovere di vedere se è possibile aiutarlo a uscire dalla condizione in cui si trova. Ma non ha il diritto di chiedere a quelle autorità di non rispettare quando disposto dall’autorità. E quelle strutture pubbliche non hanno il dovere di cercare chiunque abbia un turbamento. Stiano attenti i compassionevoli, perché a sostenere che è sempre colpa del pubblico che non previene e non interviene si finisce con il perdere la libertà pur di non far valere la responsabilità. E neanche servirà a limitare la violenza.

Le leggi prevedono una serie di misure per prevenire la violenza, da applicarsi a soggetti che hanno manifestato qualche tendenza a cederle. Ma non posso prendermela con il ministro degli Interni se non si è in grado di prevenire ogni violenza, perché gli starei chiedendo di sopprimere o almeno vigilare ogni libertà. Roba pericolosa.

Nelle relazioni di coppia – dove l’intrecciarsi di sentimenti forti, fatti di passione e attrazione, crea miscele esaltanti ma pericolose per gli esaltati – posso allontanare un soggetto denunciato (senza cancellare però la sua libertà, fin quando non condannato), ma non posso obbligare l’altro a denunciarlo. Perché quello è il libero arbitrio, che sta dentro la miscela di cui sopra. Se voglio prevenire devo agire sul piano direi antropologico, culturale se preferite: possessività e gelosia sono anch’esse nella miscela, ma il loro parossismo è un problema mentale del perdente, una paura dell’abbandono che tradisce non l’amore per l’altro ma il disperato amore per dei sé stessi che senza l’altro non sono nessuno e niente. La giustizia interviene a punire, ma non è nella legge che posso cercare ciò che cancelli quelle violenze.

È insano pensare che sia sempre colpa di altri o del sistema o di chissà quale passato o potere. Ciascuno è arbitro delle proprie scelte e la libertà non può mai essere chiesta e vissuta separatamente dalla responsabilità.

Davide Giacalone, La Ragione 17 ottobre 2025

 

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