Il commento di oggi

Burofronte

Burofronte

Da un ammasso concentratissimo di materia, con infinita densità, a un certo punto si è sprigionata una impressionante quantità di materia e di energia, dando luogo all’inflazione che ha dato forma all’universo che abitiamo. Ai cittadini italiani è data oggi l’imperdibile occasione di assistere a uno dei fenomeni esplosivi che generano burocrazia, al formarsi di quei buchi neri legislativi che prima inghiottono parole e le comprimono fino a renderle indistinguibili e poi le rivomitano indietro in una fontana di atti amministrativi e annessi ricorsi. Volgete lo sguardo verso il decreto relativo al fotovoltaico agricolo e avrete la possibilità di studiare una burofonte al suo stato iniziale.

Nello stadio precedente al decreto si moltiplicavano incentivi affinché si creasse il più alto numero possibile di impianti fotovoltaici. Il timore era che ce ne fossero troppo pochi. I numeri, in effetti, sono impietosi e siamo neanche alla metà degli obiettivi che si erano fissati, nel mentre 1 miliardo e 100 milioni sono pronti per essere spesi e c’è il rischio che troppo pochi si spendano per spenderli. Epperò, in una notte di struggente ambientalismo contro le politiche ambientali, in un consumarsi di passioni per le sane tradizioni bucoliche d’un tempo (quando si faceva la fame), il ministro dell’Agricoltura ha maturato l’impressione che quegli impianti fossero troppi. Macchie nere. Ha temuto che la passione fotovoltaica prendesse un sì degenerato andazzo da avere intravisto l’avanzata di quello che ha chiamato “pannello selvaggio”. Sicché il botolo mal cresciuto, di cui si constatava la gracilità, nel breve volgere di pochi incubi divenne un selvaggio azzannatore di terra coltivabile. Da qui la necessità e l’urgenza di un decreto legge.

Le cronache pettegole raccontano di uno scontro fra il ministro dell’Agricoltura e quello che si occupa di Energia. Un surreale verde contro il verde che rischia di lasciarci al verde. Ma noi siamo gretti e ci fermiamo alla contabilità: come cavolo fanno quei pannelli a essere, contemporaneamente, troppi e troppo pochi? Così agguantiamo la cabala del decreto, ove il naufragar m’è dolce.

Dunque basta, decreta il decretatore: mai più pannelli conficcati nelle carni della nuda e fertile Madre terra. Basta così, che sia chiaro, anche se i pannelli installati non bastano. Ergo si dispone che non se ne mettano più, a meno che non siano quelli previsti dal Pnrr e per i quali c’è ancora da spendere il miliarduzzo e quel centinaio di milioni (sperando di riuscirci), così come si continuino a mettere quelli autorizzati, quelli per cui s’è pagata la tassa, quelli per cui s’è chiesto il preventivo, quelli delle comunità energetiche. Cioè se ne mettano un fottio. Sì, ma li si metta negli spazi di terreno morto, lungo le autostrade e le ferrovie, nelle cave e nelle miniere, dove atterrano gli aerei, attorno agli impianti industriali. Però li si metta anche sui terreni agricoli, non solo se già previsti ma anche se di nuova realizzazione, purché «compatibili con l’attività agricola». Seguono metrature, distanze e pezzature.

Da questa incandescente fonte di fluido burocratico scaturiscono tonnellate di pratiche da istruire, ricorsi da esaminare, codicilli da interpretare, competenze da avocare e responsabilità da dribblare, l’arte di sapere chi sa cosa si possa o non possa fare. Tutto per non arrendersi al selvaggio concetto che se su un terreno conviene di più fare una cosa piuttosto che un’altra sarà pur ragionevole fare la più conveniente, giacché il signor ministro sarà pure illuminato da cosmica sapienza, ma generare e vendere l’energia per illuminare le case è attività profittevole e farlo senza inquinare pure meritevole, e se gli incentivi per le fonti rinnovabili sono eccessivi e distorcono la percezione della convenienza li riduci, non cionchi le mani di quelli che vi ambiscono.

In ogni caso: godetevi il Big Bang burocratico in nome di un ideologismo sprovvisto d’ideologia, che vaga e non vanga.

Davide Giacalone, La Ragione 8 maggio 2024

www.laragione.eu

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