Il commento di oggi

Campus

giacalone editoriale 28 marz

Delle università si parla perché qualche gruppo occupa i rettorati o impedisce di tenere dei dibattiti, immaginandosi combattivo e de sinistra, libertario e liberatore nell’attaccare Israele e nel non condannare un gruppo terrorista e fondamentalista, assoldato da quelli che gli omosessuali li buttano giù dai palazzi. E se suggerisci loro che prendersela con un popolo tutto e con uno Stato in ragione del dissenso da un governo assomiglia molto all’antisemitismo fascista del secolo scorso, ti rispondono che semmai sono antisionisti. Con il che si suggella il fallimento anche della scuola media superiore.

Qui si difende il loro diritto a manifestare e si ricorda che l’eventuale intervento delle forze dell’ordine è finalizzato esclusivamente alla sicurezza, mentre la giusta repressione degli eventuali reati commessi è in capo alla giustizia.

Ma restiamo all’università e facciamo quattro conti: dobbiamo cominciare a correre per il mondo e cercare studenti da fare immigrare né servirà a molto offrire loro la cittadinanza (ammesso si superi la logica da ospizio per soli nativi), perché semmai servono le università e i campus che non ci sono. Su quel fronte rischiamo di prendere una potente bastonata economica, che diventa una micidiale legnata culturale. Magari, se restano loro cinque minuti, quegli studenti in agitazione potrebbero pensarci.

Uno studio fatto da Mediobanca documenta che, da qui al 2041, le nostre università perderanno 415mila iscritti e mezzo miliardo di euro. Non diventeranno più elitarie, ma più povere e scassate. Se si calcolano le iscrizioni negli ultimi dieci anni, ci si affaccia sul baratro: in tutto il Meridione è un crollo verticale, con punte del -24,6% in Basilicata e del -20,5% in Calabria, per arrivare al -18,6% in Sicilia. Del resto, la crescita delle iscrizioni al Centro e al Nord segnala un considerevole afflusso di studenti non dall’estero (che sono in numero significativo solo presso pochi istituti) ma dal Meridione. Ragazzi cui gli studi universitari costano ben di più che ai loro colleghi della zona, considerato che gli studentati offrono, in media, un posto per ogni 9 fuori sede. E quei ragazzi che vanno da Sud a Nord sono la più evidente dimostrazione che non sono cascati nella presa in giro del valore legale del titolo di studio, sapendo bene che il pezzo di carta ha valore se contiene conoscenze. All’opposto, quel totem del valore legale fa invece crescere notevolmente gli iscritti alle facoltà telematiche. Che non sono buone o cattive in sé, ma neanche sono buone solo perché c’è il timbro ministeriale. Risultato: il margine operativo (Ebit) delle università telematiche sta fra il 30 e il 40%, quello della Bocconi al 2,4%. E, come ricordava Peppino De Filippo, «ho detto tutto».

La spesa pubblica italiana per l’istruzione universitaria è pari all’1,5% del Prodotto interno lordo, quella Ue è al 2,3% e quella Ocse al 2,7%. Né serve spendere di più, perché serve cambiare logica. Il nostro Meridione, da dove gli studenti italiani scappano, è un’area perfetta per avere campus e università di primo livello, capaci di attirare soldi e rette da tutto il mondo. Omessa l’omelia culturale, sarebbe un affare economico, perché nessun altro ha interi borghi da dedicare a questa nobile missione. Il che comporta, però, agevolare il capitale privato che voglia investire, attirare dall’estero non soltanto gli studenti ma anche i docenti, aprire alla concorrenza (e chi ottiene una cattedra un anno potrebbe perderla quello appresso, mentre da noi restano lì a vita quale che sia la qualità della prestazione), aprirsi alla massima collaborazione con le università più innovative (altro che chiudere i rapporti con Israele) e così via andando.

L’alternativa, con questa leva demografica e questa concezione chiusa e corporativa, non è tenersi l’università del passato ma vederla progressivamente e sempre più velocemente rattrappirsi, come già accade in mezza Italia. Sempre che a qualcuno gliene importi qualche cosa.

Davide Giacalone, La Ragione 28 marzo 2024

www.laragione.eu

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