Il commento di oggi

Comunità

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Essere giovani è una condizione destinata a passare. Eppure è una condizione che ha sempre comportato una distinzione dalle altre classi anagrafiche, superata l’infanzia e non ancora approdati a una maturità che potrebbe non arrivare mai, nonostante l’invecchiamento. Se fate scorrere le pagine di romanzi, studi sociologici, approfondimenti storici, troverete ricorrentemente la descrizione dei giovani – dell’epoca e del posto preso in esame – come una specie di universo omogeneo. Ma è un errore ottico: ovvio che i viventi in un tempo e in una condizione hanno molto in comune fra loro e di diverso da altri luoghi ed epoche, ma non sono uguali manco per niente. Ogni considerazione o giudizio sui “giovani di oggi” ha soltanto il sapore della superficialità attempata.

Messe le mani avanti e aggiunto che le questioni di fede non sono sottoposte al vaglio dei giudizi sociali o politici (rimanendo nell’intima libertà di ciascuno), difficile non essere stati colpiti dalle immagini del Giubileo dei Giovani, con la marea di ragazzi raccolta attorno al pontefice. Significativo averli incontrati in modo, diciamo così, disaggregato, vedendoli circolare per le strade di Roma. Quei ragazzi avevano voglia di divertirsi, per non pochi di loro era una delle prime esperienze lontano da casa, mordevano il pane dell’avventura nel bivaccare per le strade e anche dormirci, diffondevano ormoni in subbuglio (prelati stessi, in quelle ore, hanno ricordato quante unioni e famiglie erano nate nella precedente occasione, magari tacendo del consumo in loco). La giocosità della vita trovava poi il coagulo nel momento collettivo. Ecco il punto: quei giovani sono una comunità.

Dentro una comunità non si cancellano le differenze e una comunità non è mai una collettività, ma l’essere comunità è avere un’esperienza comune e unificante. Non è vero che tutti i giovani degli anni Settanta facevano politica, non è vero che quelli degli anni Ottanta erano in riflusso, non è mai vero che il mondo sia di un solo colore e che si possa essere classificati per generazioni. Anzi, l’impressione è che quelle fossero minoranze più chiassose o colorate. Nulla di più. Ma quella milionata di Tor Vergata è una comunità che si è raccolta non per essere contro qualche cosa. Quando l’adulto al centro dell’attenzione li ha dovuti portare dentro la drammaticità lo ha fatto chiedendo di essere vicini ad altri, non contro altri. Era implicito, ma cambia.

Di raduni affollati se ne fecero e se ne fanno tanti. Taluni sarebbe stato meglio non vederli mai. Se oggi si dicesse che ci vuole “pace e amore” sarebbe facile ritrovarsi fra le festosità giubilanti, ma un tempo era nel nome di “pace e amore” che si formavano comunità vaste, per nulla vocate al proselitismo ecclesiastico. Furono fenomeni laici, da taluni considerati anche laidi, ma avevano quelle caratteristiche comunitarie, identitarie e dicevano cose melense come «Mettete dei fiori nei vostri cannoni». Ragione per cui suggerisco di evitare le pose moralistiche o spocchiose nei confronti della milionata di Tor Vergata. Semmai ci si chieda: dove sono finiti gli altri?

Non si tratta di vedersi a un concerto, da pubblico pagante (lì si ritrovano anche quelli di Tor Vergata), ma di esperienze da pubblico protagonista. Non se ne vedono granché. Né musicate né parlate. Non ci sono idee, sogni e parole necessariamente semplici, forse anche banali, che coagulino comunità secolari, viventi nella storia e senza la calamita della fede. Oh, per carità, si può anche prenderlo come un segno di razionalità e concretezza. Ma si può anche leggerci il rattrappirsi del sognare. Non formandosi comunità di facili sentimenti, poi però non si formeranno famiglie politiche capaci di fermenti non soltanto elettorali.

Molto si trova nel volontariato, nei tanti giovani che formano comunità dell’aiuto. Sono quasi invisibili e il raccontarli minaccia il diabete. Ma non si tratta di volere pagine zuccherose, semmai di accorgerci che nella vita collettiva c’è molto di cui non ci accorgiamo.

Davide Giacalone, La Ragione 6 agosto 2025

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