Fare un decreto legge senza avere nulla da decretare, ma pressati dal bisogno di poter dire d’averlo fatto. Così, anziché affrontare il problema delle liste d’attesa sanitarie, si scrivono nuove norme in attesa che il voto di questo fine settimana tolga l’urgenza di far vedere che lo si è fatto.
La materia, del resto, non è da decreto legge bensì da rimodulazione dell’organizzazione e della spesa sanitaria. Ma ci vuole troppo tempo e qui si vive alla giornata. Così si presenta un testo in cui per tre quarti si stabilisce che si dovrà controllare (non lo si faceva?) e nel caso intervenire (come? già ci sono in giro tanti commissari) e per un quarto si afferma che se un cittadino non trova spazio nel pubblico potrà rivolgersi al privato, ma senza indicare dove prendere i soldi per fare quello che, peraltro, già si fa. Per 40 miliardi a carico dei cittadini.
Un Pronto soccorso elettorale cui l’opposizione oppone il vociare, dimenticando d’essere la responsabile della regionalizzazione già esasperata.
Davide Giacalone, La Ragione 5 giugno 2024