Il commento di oggi

Fessi confessi

rave party

“I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini. (…) Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui. (…) L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono”, devo resistere alla tentazione di citarle tutte, queste massime di Giuseppe Prezzolini (Perugia 1882 – Lugano 1982), ancora una: “Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione”. Noi siamo fessi confessi. I furbi dominano. Epperò hanno la rovina incorporata.

Sono settimane che i giornali parlano di super bonus, perché i bonus a nulla oramai vanno per superlativi, prepariamoci all’iperstrabonus. Eppure ‘sto super bonus non lo pigliava quasi nessuno. Che aveva di malus? C’era che un professionista, prima di eseguire i lavori edilizi con facilitazione, doveva accertare e certificare che non stessero ammodernando degli abusi edilizi. E c’era un mucchio di abusi. Geniale trovata: semplifichiamo. Ovvero: togliamo la certificazione di regolarità. Oh, beninteso, se poi si scopre un pregresso abuso si perde il super bonus, ma siccome non lo si è accertato fin qui la probabilità che salti fuori ora o dopo è pari a quella della caduta di un meteorite sul palazzo in ristrutturazione. Quindi il furbo abusa e prende i contributi, il fesso è regolare e paga per dare i contributi.

Il fisco dovrebbe incassare 264 miliardi di euro per cartelle esattoriali scadute, ma coloro i quali dovrebbero pagare obiettano d’essere nullatenenti: nulla ho e nulla ti do. Vero che dichiararono cespiti su cui avrebbero dovuto scucire soldi pur generati, ma non lo fecero e ora dicono di non aver pecunia per tale impiego. Vero che presero multe e non le pagarono, due volte facendo marameo alle regole. E vero, infine, che quei soldi non li vedremo, per cui è da fessi starci appresso, ma anche il fesso mansueto s’inalbera al sentire che, per ragioni di privacy, il fisco non può sapere se il nullatenente ha un gruzzolo sul conto corrente. Anche perché ricorda d’essere finito innocente in un’indagine penale e di avere letto su tutti i giornali la sua incauta richiesta telefonica di avere dieci cucuzze, dovendo passare dieci anni a spiegare che erano veramente cucuzze e sentendosi chiedere, dieci anni appresso, di produrle come prove.

Che non si possa andare in discoteca è spiacevole, per chi voleva sudare e per chi si sudava il guadagno, ma rinunciare è da fessi, perché se sei furbo vai ad un rave party totalmente illegale. Tanto il questore pare sostenere che ci può far poco. Fateci capire: si radunano diecimila persone e nessuno se ne accorge? allestiscono palchi e mandano la musica a palla con quale energia? o hanno generatori, e che cribbio, li si sequestri, o si sono attaccati ai fili della corrente e ci stanno derubando. Senza contare il trascurabile dettaglio di dove s’appartano per la minzione e la defecazione, che lasceranno in gentile omaggio ai villici, assieme a un paio di cadaveri inavvertitamente prodotti. E non si possono sciogliere?

Il fesso sbuffa, paga e spinge, ma avverte: se l’illegalità porta gioie e la legalità tormenti, se le autorità competenti sono dormienti o conniventi, la convivenza civile si consuma in fretta e diventa incivile sopraffazione. Sicché il nostro maledicente pensiero va a quanti sono pronti a gridare alla dittatura ad ogni regola che ponga un argine al loro sfrenato egoismo furbesco. La legge peggiore è quella scritta e lasciata lettera morta.

Davide Giacalone, La Ragione

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