Il commento di oggi

I secondi sicuri colpevoli

Hanno arrestato i secondi sicuri colpevoli dello stupro del quattordici febbraio scorso, nel parco romano della Caffarella. Sempre due, sempre romeni. La notizia è stata diffusa, dalla questura, con gran soddisfazione, questa volta mettendo le mani avanti: il test del dna ha dato un risultato positivo. La volta scorsa avevano arrestato altri due sicuri colpevoli, salvo che quel test fece marameo agli investigatori. Ed hanno aggiunto, quelli della questura: non diffondiamo le fotografie, così non ci accusate d’essere frettolosi nello sbattere i mostri in prima pagina. Questa volta, invece, le fotografie mi sarebbe piaciuto vederle, giacché leggo che i due nuovi sicuri stupratori assomigliano ai vecchi sicuri stupratori, il che ha del miracoloso, visto che uno dei due primi ha una faccia lombrosiana, che sembra essere stata fatta apposta per finire nelle foto segnaletiche.
Tutta questa storia lascia un paio d’insegnamenti positivi, dei quali fare tesoro. Il primo: se la smettessimo di tollerare il così detto “piccolo crimine” aumenterebbe la sicurezza di tutti, compresa quella dei ragazzi che s’appartano ad amoreggiare. Se i secondi sicuri mostri sono quelli giusti, l’averli beccati dipende dal fatto che sono ladri. Non solo alla coppia violentata, ma ad altri ragazzi, nella stessa zona, sono stati rubati, in quei giorni, cellulari e scarpe. Furtarelli, come si vede, ma che non c’è ragione di sottovalutare. Facendo le indagini per bene si è scoperto che quei cellulari sono stati accesi, dopo il furto, probabilmente perché il ladro od il ricettatore stavano cercando di capire se erano funzionanti. Uno di quei terminali è stato acceso con dentro la sim di un romeno diciottenne, oggi accusato dello stupro. Quella stessa sim si trovava sul luogo dei furti ed in quello dello stupro. I cellulari, però, sono stati sequestrati a due magrebini, che dicono di averli acquistati in viale Castrense, dove, alle quattro del mattino, apre un mercato della ricettazione, che ovviamente chiude quando la gente onesta si alza.
Se l’indirizzo del mercato lo conoscono gli immigrati, magari da poco e pure clandestini, è ragionevole supporre che ne abbiano sentito parlare anche le forze dell’ordine. In caso contrario, cambino mestiere. Dato che la ricettazione è un reato, dato che in quel mercato non c’è un chiodo che sia legale, sbaraccatelo, arrestateli tutti e condannateli in serata. Se si fosse severi sempre (non selvaggi, non esagerati, non giustizieri, semplicemente seri e severi), gli stupratori li avremmo presi e cacciati fuori a pedate ben prima dello stupro.
Secondo insegnamento: prendere le impronte e tracciare il dna di tutti non è un’invasione della privacy, ma un saggio deterrente. Che razza di privacy sono le mie impronte, il mio gruppo sanguigno, il mio dna? Per me, possono anche pubblicarli sui giornali, ammesso che a qualcuno interessi. Ma avere una banca di quei dati significa mettere in fretta le mani addosso ad una buona quota di delinquenti. E, come dimostrano i primi sicuri mostri della Caffarella, salvare qualche innocente.
Ora veniamo alle note dolenti, tante, da poterci scrivere una sinfonia. In questura sono soddisfatti, perché adesso hanno i secondi sicuri colpevoli. Sono perplessi, però, perché resta il “mistero” del primo sicuro complice, il biondino che confessò quel che non aveva fatto ed indicò un altro colpevole, del quale non era complice. Perché lo fece? Già, perché. Può darsi che sia matto (internatelo), può darsi che se la sia fatta sotto, di suo o con il contributo dei presenti. Una cosa è certa: la diffusione del video relativo al suo interrogatorio è stato un atto di superba incoscienza ed inciviltà. Forse volevano discolparsi, non rendendosi conto di attribuirsi la colpa più grossa.
Noi siamo testardi, quindi anche con i secondi sicuri colpevoli ripetiamo la nostra litania del diritto: bravi, ora processateli, subito. Già che ci siete processate anche gli altri, che continuate a tenere in galera. Perché la colpevolezza non la si stabilisce né in questura né in procura, e non la si proclama in conferenza stampa, ci vogliono processi regolari e sentenze definitive. Ci vogliono i giudici, non solo indagatori ed accusatori.
In tal senso non confortano le parole che il giudice dell’indagine preliminare ha sottoscritto (le avrà copiate dalla richiesta) firmando il mandato di cattura dei secondi sicuri colpevoli, così come furono firmati quelli per i primi. Si legge che: “Alla luce delle prove acquisite risulta provato con certezza che gli autori materiali dei reati sono i due indagati (…) che hanno ritenuto di procedere anche alla disgustosa e davvero criminale violenza sessuale aggravata”. E ancora: “Appare evidente, in base alla bestiale modalità dei fatti e alla crudeltà e alla protervia dimostrati dai due indagati nel corso della violenza sessuale che vi sia un concreto pericolo di reiterazione del reato”. Roba da sermone. Con una piccola distrazione: che quei due abbiano commesso il reato non lo si è dimostrato, si deve ancora cominciare a farlo.
Se gli accusatori si sentono così sicuri, e noi tutti speriamo che non abbiano preso un ulteriore abbaglio, evviva, si chiami il giudice. Sebbene, che quel signore togato sia collega di quello che ha scritto le parole che avete letto e di quello che sosterrà l’accusa, non induce a serenità. Non tanto per i romeni, che forse sono abituanti anche a peggio, ma per noi.

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