Il commento di oggi

MediAzione

editoriale giacalone 19 ottobre 2023

Per mediare si deve agire. Se si vuole che la diplomazia e i negoziati prendano il posto dei conflitti armati non serve mandare dei predicatori del bene, si deve avere la forza di fermare il male.

Mediazioni e accordi ci sono già stati. L’Ucraina consegnò alla Russia l’intero arsenale nucleare che l’Unione Sovietica aveva dispiegato in quel Paese, in cambio di un accordo che riconosceva la sicurezza e la non violabilità dei confini ucraini. Si è visto. Fra Israele e le autorità palestinesi sono stati raggiunti diversi accordi, ma poi i contraenti palestinesi venivano fatti fuori da estremisti palestinesi e quegli accordi restavano sulla carta. Il che produceva estremisti in Israele. Chi, da parte palestinese, ha colpito l’ospedale di Gaza, o speculato su un proprio errore, aveva un obiettivo: fermare l’iniziativa statunitense, rendere vano l’arrivo di Biden in Israele e impossibile qualsiasi mediazione. Se si vuole il negoziato si deve avere la forza di imporlo.

Il caso di Israele è particolare. Coloni ebrei si trovavano in quella terra già prima del piano Onu. La loro presenza in Palestina ha una storia millenaria. In quel 1947 Israele ottenne poco più della metà della Palestina e i palestinesi l’altra metà. Israele non chiese né pretese né occupò un solo centimetro quadrato in più. Questa storia comincia con le responsabilità tutte e interamente da parte araba, con i palestinesi come ostaggi. Sono loro che si proposero non di far nascere uno Stato palestinese, ma di cancellare Israele. Che partì avendo tutte le ragioni. Ed è il motivo per cui il mondo civile non potrà mai accettare che la sua esistenza sia messa in discussione, mentre chiede che la sua sicurezza sia garantita.

Da allora a oggi è passata la storia, si sono moltiplicati i torti e si sono vanificati gli accordi. Ma è anche capitato che Stati prima ostili a Israele siano divenuti conviventi pacifici, come l’Egitto e la Giordania che – con la Siria – scatenarono il primo conflitto. I coloni israeliani sono un problema ma non a Gaza, dove furono sgomberati con le ruspe dal governo israeliano. Mentre Hamas non è un problema ma un nemico terrorista sostenuto dagli iraniani (come anche Hezbollah) e dagli arabi nemici degli arabi che vogliono la convivenza, con sullo sfondo la Russia di Putin e dietro lo sfondo la Cina. A tutti loro dei palestinesi importa meno di zero, quel che preme è avere un altro fronte contro le democrazie occidentali. Per questo Biden ha messo piede in quella terra, per questo gli Usa hanno schierato le loro navi. E hanno fatto benissimo a chiarire lo scenario: andare oltre il terrorismo di Hamas significa vedersela con noi. È agendo, è schierando la forza che si può trovare lo spazio di un negoziato. È fornendo all’Ucraina i mezzi per difendersi che si può puntare a un negoziato. Cedere alla violenza terrorista – di Stato o senza Stato – non è negoziare, ma negare la propria sopravvivenza.

Qui a fianco Yigal Carmon ripete il perché accettare lo scontro dentro Gaza sarebbe, per gli israeliani, un errore. La ferocia di Hamas serve a spingere verso questo errore. I massacri sono stati compiuti. La piaga degli ostaggi è e sarà dolorosissima. Israele ha diritto alla reazione. Ma che non comprometta i suoi e i nostri interessi. La forza necessaria a sedare lo scontro è alta e comporta il coinvolgimento di parti arabe. Questa è la politica negoziale oggi al lavoro.

Noi europei ci pensiamo come una forza buona. Non abbiamo una difesa, ma neanche una diplomazia comune. Per tessere legami contiamo sugli interessi, sugli affari. Sarebbe bellissimo se funzionasse, ma il mondo è diverso e quando la violenza si manifesta per fermarla occorre la forza. L’Ucraina è e sarà per noi europei decisiva: o da lì si parte per disporre di difesa e diplomazia comuni oppure lì si arriva al capolinea della forza buona e sanamente affarista, marginale negli scontri e inutilmente predicatrice. L’anno prossimo si vota, prima in Ue e poi in Usa. Noi siamo ucraini e israeliani, oppure non siamo. Lo si ricordi agli elettori.

Davide Giacalone, La Ragione 19 ottobre 2023

www.laragione.eu

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