Il commento di oggi

Occupati

Occupati

Si è troppo occupati ad animare le propagande e non si trovano il tempo e lo spazio per occuparsi seriamente dei dati sugli occupati. Si prende un numero – quello totale – e lo si strilla come gran successo del governo, oppure lo si guarda con sospetto, temendo che significhi proprio quel che la propaganda avversa va sostenendo, quindi lo si tace. Gli uni e gli altri troppo presi dalla concitazione per concedere alcunché alla riflessione. Eppure ci sono ottime ragioni per cui governanti e oppositori farebbero bene a studiarlo, quel numero.

L’Istat rileva una crescita dell’occupazione, nel novembre scorso rispetto all’ottobre precedente, di 30mila unità. Diventano 520mila se si prende il novembre 2022 come data di partenza. E che l’occupazione cresca è un fatto certamente positivo, come anche che cali la disoccupazione, scesa al 7,5%. Gli occupati, quindi, a novembre erano 23milioni e 743mila, segnando un record rispetto alla serie che ha inizio nel 2004. Evviva. Quanto segue non diminuisce la positività, ma la inquadra con qualche meno giuliva considerazione e contabilizzazione.

La disoccupazione diminuisce, in modo quasi costante, dal secondo trimestre del 2021. Il che è ragionevole, perché si accompagna alla più significativa crescita del Prodotto interno lordo, ovvero della ricchezza prodotta: più si produce e più si lavora, più si lavora e più si produce. Se non si regredisce alle caverne. Quindi ci si vada piano ad appuntarsi le medaglie da sé soli. Va inoltre considerato che i medesimi dati Istat raccontano di un aumento degli inattivi (quanti non lavorano e neanche cercano di farlo) e di un aumento dei contratti a tempo determinato, mentre prima non soltanto crescevano gli occupati ma diminuivano quelli a tempo determinato, concentrandosi su quelli a tempo indeterminato. Nulla di tragico, ma due segnali che si accompagnano a un evidente rallentamento della crescita.

Veniamo al record ‘storico’: è evidente che, avendo già da trimestri superato il livello più alto prima presente in quelle serie storiche, ogni ulteriore occupato realizza un ulteriore record. Come nel film di De Sica Miracolo a Milano: più uno! E così continuerà a essere, a meno che non si perdano posti di lavoro. Il cielo non voglia. Ma pur in presenza di quel record, la nostra partecipazione al lavoro resta inchiodata a un asfittico 61,8%. La più bassa dell’intera Unione europea, nonché dei Paesi sviluppati. Quindi il record è relativo ai tempi personali del corridore che arrivava e continua ad arrivare ultimo nella corsa all’occupazione.

In un rapporto (sul sistema pensionistico) appena pubblicato, la Ragioneria generale dello Stato prevede che la partecipazione al lavoro arrivi, sebbene lentamente, al 71%. Quasi 10 punti in più, mentre la disoccupazione scenderebbe al 5,5%. Verrebbe voglia di festeggiare, se non fosse per le motivazioni: stiamo diminuendo vistosamente, i non nati di oggi sono i non lavoratori di domani, sicché i sopravvissuti saranno meno numerosi ma percentualmente più attivi e meno disoccupati. Il che, però, non assicura affatto la stabilità del sistema previdenziale, per ottenere la quale è necessario far entrare 172mila immigrati in più all’anno – tutti gli anni – per i prossimi 50 anni. E la Ragioneria è corsa ad aggiornare i dati pubblicati appena nel giugno scorso, perché l’andamento demografico è più sterile del previsto.

Se siete tifosi del governo e non avevate ancora stappato: rimetteteci la gabbietta. Se siete tifosi degli oppositori andate a stappare loro le orecchie, perché è incredibile che di questo tacciano.

Il fatto è che la realtà se ne impipa delle tifoserie e del modo in cui usano o nascondono i dati. Dovremmo correre ad aumentare l’occupazione, risalendo assai più in fretta e non mortis causa la scala della partecipazione al lavoro. E dovremmo festeggiare il governo di destra che raddoppia la quota di immigrati da far entrare, ma avvertirlo che è meno della metà del necessario. Sempre che la realtà interessi a qualcuno.

Davide Giacalone, La Ragione 11 gennaio 2024

www.laragione.eu

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