I dati Invalsi sono una triste conferma. Quello che ancora indigna è che li si commenta perdendo di vista il loro significato profondo: la bancarotta costituzionale, il tradimento della promessa contenuta nella Carta del 1948.
Il dato aggregato, sull’ignoranza titolata, fa impressione. Si estende anche oltre la scuola e coinvolge l’università. Ma è la disaggregazione che apre la voragine perché – essendo impossibile che al Centro e al Sud si nasca deficienti – quel che risulta è che ci sono scuole peggiori. Se si disaggrega ulteriormente si arriva al nocciolo: alla peggiore condizione sociale ed economica corrisponde una scuola mediamente peggiore. L’opposto di quel che dovrebbe accadere.
Più si è indietro e più vi si resta. Inutile discutere di famiglie o di insegnanti (molti dei quali sono bravi e troppi alla ricerca di uno stipendio senza impegno): è il sistema a crollare. E si discute di tenere il digitale fuori da classi in cui non si sa far di conto. Per garantire la permanenza del disastro.
Davide Giacalone, La Ragione 11 luglio 2024