Vi guardo e vi riconosco, perché vi ho già conosciuti. Rispetto a quelli con cui vivemmo e anche morimmo c’è una differenza notevole: siete geneticamente depotenziati, è stato tolto dall’elica del dna protestatario la coloritura ideologica. Ma la sostanza è quella, al netto di quel che è morto nel secolo scorso (e che tornerà, perché troppi hanno una memoria più corta della vita).
Vi avevo conosciuto e avevo provato già allora a capire. E si poteva, certo: il capitale espropria il lavoro del suo valore, riducendo a manovalanza, se non a schiavitù. Non è che mancassero gli esempi. Ma no, non era la realtà, perché in quegli anni fra i ’60 e gli ’80 i lavoratori miglioravano enormemente la loro condizione e il futuro dei loro figli. Cercai di capire quelli che ritenevano l’Italia schiava delle trame deviate, che rifiutavano la sinistra potesse usare la violenza e la destra no, quelli convinti che per essere padroni del nostro destino occorreva riprendersi la Patria. Vedevo le due schiere allucinate: quelli che deliravano di Resistenza tradita e quelli che deliravano di Patria venduta. E cercammo di capire perché tenevamo sia alla Patria che alla Resistenza. Più di voi messi assieme, se non vi dispiace, perché studiavamo e non ci drogavamo di minchionerie.
Certo che vi furono maestri a sostenervi. Certo che, da una parte e dall’altra, si poteva campare sulla vostra morte. Perché eravate così ottusi da credere veramente in quel che sostenevate e sapevate che i migliori fra voi, i più coraggiosi, avrebbero messo in ballo la vita. E molti la persero, dopo averla tolta a cittadini che spero pesino per l’eternità sulla loro marcia coscienza. Avrei un suggerimento, per gli odierni combattenti no vax, no pass, no quel che è: prendete i libri di Prospero Gallinari o Adriana Faranda, prendete le pagine di Valerio Fioravanti o Francesca Mambro (che sono convinto siano colpevoli di moltissimo, ma non della strage di Bologna). Leggetele. È il vuoto. Il nulla. Le sole pezze giustificative ancora sono: gli altri, i nemici, facevano di peggio. Come oggi un qualsiasi professorino no vax: ma ci sono i talebani del vaccino. Misurate quel vuoto culturale e intellettuale: ci siete dentro.
Intendiamoci: si poteva ben essere comunisti o fascisti senza essere criminali, ma si era comunque in errore, profondo, sebbene non direttamente letale. Complici di morte sì, però. Oggi ancora si può essere contro senza nulla condividere della manovalanza senza cervello. Ma si ha il dovere di dirlo. E lo Stato ha il dovere di tutelare tutte le idee e reprimere ogni violenza. Reprimere. Perché vi conoscevo e se vi avessero colpiti prima non avreste devastato altrettanto le vite altrui, oltre che, forse, le vostre.
Oggi c’è una differenza, nel depotenziamento genetico: i ritmanti “ora e sempre Resistenza” si trovano al fianco dei neonazi; per vedere una foto di Faranda a Mambro assieme, sorridenti e solidali (molto bello, nella follia, il libro di Anna Laura Braghetti), ci sono voluti morti e decenni di carcere. Ora i presunti nemici sono in piazza assieme, in un deliquio oppositorio in cui i seguaci delle dittature lamentano la menomazione della libertà. Perché sono persuasi che la libertà sia solo la loro. Sono certi che la Costituzione consista nelle tre righe copia e incolla che hanno ricevuto dal social virale. Ti mandano i video intimandoti di ascoltare, nel mentre ti danno del venduto ai padroni. Vi conosciamo, fate pena come allora. Non sapete articolare altro. Vediamo il vostro vuoto come vedemmo quello di allora e no, non facciamo gli ipocriti dialoganti, non intendiamo minimamente che abbiate modo di accorgervene dopo avere nuociuto ad altri. Quindi: manifestate, perché abitate nel nostro mondo e non nel vostro, ma alla prima violenza, al primo blocco di treni: arresti, denunce, processi, pene da scontare. Si fa prima.
Davide Giacalone, La Ragione
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