Politica

25 ottobre e iella

La sinistra s’iscriva ad un corso rapido d’umorismo, altrimenti ci tocca frequentarne uno accelerato di scaramanzia. Dice Veltroni (e lo scrivo provvedendo con gli amuleti) che se i mercati dovessero precipitare in via definitiva, lui rinuncia a manifestare contro il governo, il prossimo 25 ottobre. Ma per carità! Scenda, sfili, urli e si dimeni, portandosi appresso tutti gli interessati. Se gli resta un attimo di tempo, però, rifletta su un dettaglio: che diavolo va a sostenere?
L’opposizione, in democrazia, è puramente sterile, inutile a se stessa ed agli altri, se si limita a dire che non va bene la politica del governo. Servono idee e proposte, che possano cogliere in fallo chi governa e raccogliere il consenso dei cittadini. Se le crisi si fanno gravi non per questo l’opposizione abbassa i toni, anzi, tende a farsi più dura se ritiene vi siano responsabilità dell’esecutivo. Quel che non ha senso è dire un paio di volte al giorno che si vuole collaborare con il governo nel fare fronte alla crisi dei mercati azionari, salvo poi annunciare che si scende in piazza a protestare (sempre che l’appuntamento non porti più sfortuna del previsto). Chi offre collaborazione immagino condivida quel che si sta facendo, e se lo condivide, poi, contro che cosa protesta? E se non lo condivide, com’è suo diritto, perché vuol collaborare? Non è che si possa sempre restare insensibili al sottilissimo umorismo messo in campo durante la (brutta) faccenda Alitalia, per cui la tesi oppositoria era: avete fatto una corbelleria, ma il merito è nostro. Chi è che scrive quei discorsi, Borat?
Se la crisi è grave, e lo è, servono più idee e più coraggio, non più pecore. Magari ci fosse un clima di comune impegno per risolvere i problemi strutturali del Paese, ma non si può pensare di fare assieme le riforme istituzionali e contemporaneamente sostenere che monta il dispotismo putiniano, né si può essere condolenti per l’economia e poi opporsi ai tagli della spesa pubblica. In quindici anni la pressione fiscale è cresciuta di sei punti ed il debito è sceso di quattro, se dobbiamo fare la solidarietà nazionale per andare avanti così, meglio la rissa. Se, invece, s’intende cambiare andazzo allora non si solidarizzi con ogni corporazione e si chieda al governo di fare di più, non di meno.

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