Politica

A Rivoli crolla lo Stato

Allestire delle polemicuzze politiche anche sulla tragedia di Rivoli è disgustoso. Quella è una disgrazia, ma che sta dentro la realtà di un Paese disgraziato, in cui la responsabilità dell’accaduto si spalma su tutti, consentendo a ciascuno di tirarsene fuori. Quel tetto e quel tubo sono una fatalità, ma accaduta nell’ignominia di una legge sulla sicurezza, la 626, che vale per i privati e la si sospende per le scuole, per gli edifici pubblici in generale. La vergogna consiste nel fatto che se si applicassero alle scuole i criteri d’igiene e sicurezza che lo Stato impone ai privati, più della metà chiuderebbe subito. Ma lo Stato non chiede a se stesso quel che pretende dai cittadini.
Il sottosegretario Bertolaso è stato chiarissimo: non è un problema di soldi, quelli ci sono. Non si riesce a spenderli, perché il disfacimento pubblico genera commissioni, burocrazia, divisioni e conflitti fra poteri, per cui gli interventi non si fanno e, per rimediare, si continua a prorogare l’inefficacia della legge. Più che uno scandalo, un segnale di morte civile. Gli interventi urgenti non sono solo quelli edilizi, si deve correre a tenere in piedi l’edificio istituzionale, che sta venendo giù. Con urgenza assoluta si devono standardizzare le procedure, rendere trasparenti i processi decisionali, sapere sempre chi è responsabile di cosa. Non sarebbe di nessuna soddisfazione trovare il colpevole di quel che è successo in quella scuola, ma sapere che gli eventuali colpevoli pagherebbero di persona aiuta ad evitare che le tragedie si ripetano. Rendendo tutti irresponsabili, come lo sono i legislatori che prorogano e gli amministratori che si grattano la pancia, si può solo sperare che i soffitti reggano ed i piloni non si sfarinino.
Così procedendo, però, si rende plastica l’inutilità della politica e la superfluità dell’amministrazione, per cui lo Stato è buono solo quando cede alle corporazioni e paga gli interessi specifici, ed è cattivo quando dovrebbe fare il proprio dovere: sicurezza, giustizia, soccorso. Ad uccidere è stato il caso, ma per la lunga agonia del nostro vivere collettivo ciascuno di noi ha delle colpe. Io non ho visto che sinistra e destra sospendevano il diritto alla sicurezza. Per quanto le parole sembrino inutili, ho la colpa di non averlo denunciato.

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