Politica

Affitti brevi

giacalone editoriale affitti brevi

Affitti brevi: la tassazione sale dal 21 al 26% e racconta del modo in cui si sta procedendo, senza affrontare i problemi.

La tassazione degli affitti brevi sale, dal 21 al 26%. Nel salire racconta molto del modo in cui si procede senza affrontare i problemi, salvo poi lamentarsi per il degrado dei centri storici.

Il fenomeno è reso possibile da una disponibilità abitativa delle famiglie superiore alle loro necessità, quindi della messa a reddito degli immobili vuoti. La maggiore aliquota concorrerà ad alzare la pressione fiscale, laddove si dice di volerla far scendere.

Gli affitti brevi comportano dei problemi seri. Una parte del profitto va a beneficio delle piattaforme, che si trovano all’estero e sfuggono alla tassazione. Trasformano il tessuto delle città e specialmente dei centri storici, allontanando gli abitanti e moltiplicando i turisti. Il che si riflette sulla natura del commercio di quelle stesse zone. Inoltre il reddito prodotto per quei proprietari riduce il valore del patrimonio degli altri e la vivibilità delle loro case: pensavano di essere proprietari di un appartamento in un condominio e scoprono di esserlo in un albergo, con annessi problemi di affollamento e pulizia. Quanti eccepiscono l’esistenza di divieti condominiali sono indirizzati a rivolgersi al giudice civile, con tempi eterni. Infine c’è un problema di sicurezza collettiva, per l’identificazione degli ospiti e il poco personale pubblico per i controlli.

Cosa rimane di tutto questo? Solo il fare più cassa fiscale, quindi il pubblico cointeressamento al vedere crescere i problemi anziché affrontarli.

Davide Giacalone, La Ragione 21 ottobre 2025

Condividi questo articolo