Politica

Alibi bugiardo

Non ci sono ostacoli europei alla spesa necessaria per il soccorso ai terremotati. Provare a far credere il contrario è una furbata cinica e macabra, capace solo di attirarci quella procedura d’infrazione che sarebbe di sicuro un grande problema, come realisticamente il ministro dell’economia ammette. Supporre che sia più conveniente sfasciare tutto, per non fare i conti con quelli che non tornano, è da incoscienti giunti alla disperazione.

Le spese per il soccorso e la ricostruzione non entrano nel calcolo dei vincoli di bilancio, sono fuori. Non per benevolenza altrui, ma per lettera e sostanza delle regole europee. Questo non significa che i soldi piovono dal cielo, perché vista l’incapacità di tagliare la spesa pubblica corrente saranno pur sempre presi in prestito, quindi diventando ulteriori debiti (sicché li si spenda con gran giudizio). Ma non ci sono vincoli dovuti al patto di stabilità. Diverso il discorso sulla messa in sicurezza del patrimonio immobiliare, quindi nulla a che vedere con quel che è crollato e con persone già danneggiate. In quel caso si tratta di investimenti, da farsi negli anni. Si può ragionarne chiamando anche l’intervento di capitali privati (ad esempio traducendo gli importi investiti in altrettante esenzioni fiscali e sterilizzando i valori in caso di successive vendite o eredità), si può discuterne con la Commissione europea, che si è detta disponibile. Ma non c’entrano nulla con il soccorso ai terremotati.

Rispetto a quanto il governo aveva assicurato il deficit sarà più alto di 0.8 punti di prodotto interno lordo. Ci viene chiesto il rientro solo per un quarto, lo 0.2. Si tratta di 3.4 miliardi, su più di 800 di spesa pubblica. Affermare che non intendiamo farlo, magari accampando la questione dei terremotati, sarebbe come se un padre di famiglia chiedesse soldi per curare il figlio malato: certo che deve averli, ma quando gli chiedono di rinunciare alle scommesse ippiche e alle serate al night quello s’inalbera: volete che mio figlio muoia? Che gli rispondereste?

Intanto i sindaci delle zone terremotate, che stanno facendo un gran lavoro, protestano per gli ostacoli che incontrano. Ma si tratta di burocrazie, confusione sui poteri, gare impossibili da farsi. Reclamano un decreto per sveltire. Mettono in evidenza l’orribile scena di uno Stato che si occupa dell’emergenza quando scoppia, non avendo predisposto (avendo smontato) procedure e attribuzioni del caso. Forse è un bene che a Bruxelles non ascoltino quel che dice Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice. Potrebbero rispondere: date retta a lui, anziché diffondere enormità.

Quello dei vincoli europei è divenuto un alibi per non affrontare arretratezze e incapacità nazionali. Il presunto colpevole esterno per favorire l’impunita permanenza dei colpevoli interni. Nei discorsoni si dice che diminuire il debito è un dovere verso i figli, poi ci si adopera per accrescerlo, supponendo che propizi il voto dei padri. Una scena triste, non meno che inquietante.

 

Pubblicato da Il Giornale

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