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editoriale giacalone 12 ottobre 2023
La nostra sicurezza – quindi la nostra ricchezza – ha due soli ambiti possibili e positivi: l’Unione europea e l’Alleanza atlantica.

Fate sapere in giro che ci sta bene tutto, pur di evitare i conflitti, e si vivrà circondati da conflitti, fino a finirci dentro. L’attacco all’Ucraina e quello a Israele hanno in comune il volere minare l’unità e la saldezza delle democrazie, dell’Occidente. Lavorano in sinergia. Noi preferiamo negoziare, nel conflitto più duro cerchiamo lo spiraglio diplomatico. Il nostro punto di debolezza è lo scambiare la pace con la resa (come a Monaco). Il nostro punto di forza è sapere che la nostra ricchezza e la nostra sicurezza camminano assieme.

Il demagogo chiedeva alla piazza «Burro o cannoni?», per sentirsi rispondere «Cannoni!». Oggi chiede «Burro o cannoni?», per sentirsi rispondere «Burro!». Ma la nostra ricchezza, il nostro ‘burro’, è enormemente cresciuta e può esistere grazie alla nostra sicurezza, ai nostri ‘cannoni’.

La nostra ricchezza non è un diritto acquisito, talché ci tocchi solo stabilire se pensiamo di volerne girare una quota minimale all’Ucraina che si difende da un’aggressione o pervicacemente destinarla al rifacimento di qualche altra facciata di ricchi palazzi. Non è quello il dilemma, come non è mai stato fra burro e cannoni. Il tema è da che parte stai, da che parte costruisci la tua sicurezza e la tua ricchezza. Ci sono due risposte sbagliate. La prima è: dalla parte di Mosca. Fino a ieri mattina la sostenne la sinistra comunista, che cercò di spiegarci quanto più ricco e giusto fosse un sistema che generava miseria e repressione; oggi lo sostiene un frammischione di misticismo fascionazionalista. Le due famiglie hanno in comune il detestare la libertà e il benessere di cui approfittano. E hanno in comune il dipendere dagli aiuti di Mosca. Anche in soldi. La seconda risposta sbagliata è: da nessuna parte, se non dalla mia e del mio Paese. Un neutralismo che si veste di pacifismo non allineato, ma si sostanzia in dipendenza dalla sicurezza assicurata da altri. O, peggio, in assenza di sicurezza. Il che porta alla degradazione e all’impoverimento del Paese.

La nostra sicurezza – quindi la nostra ricchezza – ha due soli ambiti possibili e positivi: l’Unione europea e l’Alleanza atlantica. Sperando di potere impegnarsi esclusivamente nella concorrenza economica, anche all’interno di queste aree. Ma quando arriva una minaccia armata dall’esterno il solo interesse nazionale, la sola sicurezza e ricchezza, è quell’ancoraggio. Il che vale, oggi, sul fronte ucraino come su quello mediterraneo, con le implicazioni energetiche di entrambi. La Russia ha portato un’aggressione armata alla nostra sicurezza e alla nostra ricchezza: da quel momento si negozia soltanto al cessare della minaccia e si contribuisce alla difesa ucraina per potere trovare lo spazio del negoziato. Hamas ha portato un’aggressione al nostro avamposto: si negozia a partire dalla riaffermazione del prioritario diritto d’Israele a esistere in sicurezza.

Certo che il sostegno all’Ucraina ci costa (all’Italia meno che ad altri), certo che quei soldi potrebbero essere più piacevolmente impiegati (o risparmiati, sarebbe meglio), ma il non sostegno ci costerebbe enormemente di più, perché la nostra ricchezza discende e non prescinde dalla nostra sicurezza.

C’è di più. La difesa della sicurezza non è soltanto un costo, è anche un mercato che genera ricchezza. Non producendo guerre, ma difendendo dalle guerre. Gli sfregi alla civiltà e alla pace arrivano in una stagione in cui l’Ue è molto cresciuta e in Usa soffia il vento isolazionista. Questo è un guaio, ma anche un’occasione per costruire l’integrazione difensiva europea. Che è prima di tutto integrazione produttiva, il che comporta spendere in maniera assai più efficiente, avere più sicurezza e conquistare più mercato alle nostre capacità produttive.

Troppo burro nelle vene e troppi cannoni fumati inebetiscono di malevola e mendace bontà. Prima di scivolare nella stanchezza, che favorisce chi non si stanca di uccidere, sarà il caso di pensarci veramente, ai nostri interessi e alla nostra ricchezza.

Davide Giacalone, La Ragione 12 ottobre 2023

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