Politica

Austria (in)felix

Quel che accade in Austria va valutato con freddezza. Intanto dimostra la grande forza della democrazia, capace di portare nelle sedi istituzionali, per il tramite del voto, gli umori popolari. Espone anche la sua delicatezza: le democrazie sono capaci di affrontare e battere i nemici esterni, ma possono essere erose dall’interno, utilizzandone la libertà e le regole. E’ quel che accade? Non credo.

Supporre che oggi si riproducano fenomeni come quelli che distrussero le democrazie, nella prima metà del secolo scorso, immaginandosi combattenti della stessa battaglia, è sciocco. Almeno quanto chiedersi come votano i partigiani. Supporre che basti dire “destra” per evocare dittature è insulso. Anche perché la scorsa epidemia partì a sinistra. In Austria assistiamo non a una rievocazione storica (oltre tutto la storia andò diversamente, da quelle parti, furono invasi), ma al proporsi di due temi. Intimamente connessi alla democrazia, che riguardano tutti gli europei.

L’Europa unita (bella e vituperata cosa) ha generato forze politiche europee. Era giusto e naturale che accadesse, ma siccome la democrazia è rimasta dialettale e nazionale, mentre l’area amministrata poliglotta e sovranazionale, è successo che le forze più genuinamente figlie dell’integrazione europea siano anti europeiste, o, se si preferisce, euroscettiche. Sono diverse fra loro, ma hanno un denominatore e un obiettivo comune. Ove mai prevalessero si scontrerebbero, scoprendo di avere portato indietro il calendario non alla seconda, ma alla prima guerra mondiale. Ma non credo prevalgano e, comunque, ad oggi non sono prevalse, quindi non se ne vedono le conseguenze. Il che consente loro di restare espressione di un comune sentire dei loro diversi elettori.

All’opposto, invece, le famiglie politiche della storia europea (cristianodemocratici, socialdemocratici e liberaldemocratici) hanno perso il comune sentire. Figuriamoci il comune agire. Quel che si è visto in Austria non è altro che quel che si vede ovunque: non tanto il crescere dei loro avversari, quanto il loro tragico collassare.

Incapaci di concepire una politica razionale e coordinata, ed è il secondo tema, quelle tre famiglie provano a fronteggiare l’avanzata degli avversari imitandone il linguaggio e ciucciandone i temi. In Austria si sono suicidati il giorno in cui hanno provato a far la voce grossa sul Brennero, risultando ridicoli. Gli elettori seri li hanno snobbati, quelli alterati hanno preferito l’originale all’imitazione.

L’immigrazione deve e può essere governata. Altrimenti la paura che genera non è irrazionale. Ma se non si vuole dare vantaggio a chi specula e soffia sulla paura si deve essere capaci di azioni reali, efficaci sui soli confini che contano, quelli esterni all’Ue. Invece di governare, purtroppo, s’è soffiato e sbuffato a vuoto, ciascuno nel proprio dialetto, inscenando l’insensatezza di buonisti e cattivisti. E le fiamme son salite.

Pubblicato da Libero

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