Dall’idea dello Stato al rapporto fra la politica e la giustizia, passando per la concezione di potenza e mercato, l’Occidente che abitiamo si sta facendo del male. Ce la sta mettendo tutta per dividersi e indebolirsi. A scontrarsi sono due scuole di paure e repulsioni che sono cresciute allo stesso banco, la pensano allo stesso modo, ma riescono a esistere solo negandosi l’un l’altra. Così spingendo all’autofagia – la capacità di divorarsi da sé soli – che è sotto gli occhi di chiunque li abbia per guardare. Difficile scorgerne la razionalità, ma necessario provare a capirne la ragione.
Prendiamo la giustizia: non esiste democrazia senza Stato di diritto e in uno Stato di diritto si è tutti uguali davanti alla legge, così come si garantisce ai parlamentari l’immunità per le battaglie che intendono condurre. Le elezioni non si fanno in tribunale e i parlamentari non possono essere sottratti ai tribunali altro che per la loro funzione. Ma c’è di più: chi oggi si millanta martire della giustizia, come Marine Le Pen in Francia e tanti altri come lei in giro, è stato a sua volta propagandista del giustizialismo forcaiolo. E se è costume delle dittature arrestare gli oppositori, non basta essere un oppositore per considerare oltraggio dittatoriale una condanna: c’è anche l’ipotesi che si sia colpevoli. In questa folle corsa all’autodistruzione si vogliono giudici giustizieri che poi diventano oppositori, esecutori di ordini arrivati dall’estero, se si occupano di noi. E questa è una postura da sovvertitori del diritto, da forze insurrezionali, cui prontamente arriva la solidarietà dei veri dittatori, a cominciare da Putin.
Il vicepresidente Vance – cui sconsideratamente Meloni porta il suo consenso – venne in Europa a sostenere questo sovvertimento logico che, del resto, la nuova amministrazione Usa aveva già sostenuto a casa propria, graziando chi aveva dato l’assalto alle istituzioni. Non basta essere condannati per essere dei martiri, talora si è solo colpevoli. Tocca a noi garantisti ricordarlo, perché il garantismo non è innocentismo ma rispetto del diritto e dei diritti. I giustizialisti vogliono che si sia colpevoli prima del processo, salvo poi dirsi innocenti dopo la condanna. L’abominio non è nelle sentenze (che possono sempre essere sbagliate), ma nelle detenzioni e nelle inquisizioni senza sentenze.
Una pletora di economisti e produttori spiega che i dazi di Trump sono una scemenza e non si è ancora sentita una voce (di soggetti informati e non di ottusi propagandisti) che spieghi quanto siano opportuni. Questo a tacere della pretesa di prendere pezzi di territorio altrui, mettendosi sullo stesso piano morale di Putin. Da dove viene questa che si ha la tentazione – da respingere – di chiamare follia?
Se ne trovano le tracce in quel banco squilibrato. I pregiudizi del politicamente corretto e del politicamente scorretto hanno due incubi gemelli: a. noi occidentali o uomini bianchi siamo colpevoli di tutto; b. per cancellare questa colpa dobbiamo cancellare il colpevole interno al nostro mondo. I comportamenti autolesionisti e irrazionali discendono da quella premessa, che li accomuna e li scaglia contro il proprio stesso mondo. All’allucinazione si mescola la paura: per colpa del colpevole occidentale noi occidentali rischiamo d’essere sopraffatti, estinti. Quindi non ci possono essere mezze misure e gli uni cancellano il vocabolario delle diversità, gli altri usano quello rozzo per essere diversi, ciascuno considerando l’altro il solo male. Fino all’assurdo di farsi indicare la via del diritto da chi viola anche quelli umani e la via della democrazia da chi non l’ha mai praticata e avvelena gli oppositori.
Un mondo senza più idee per il futuro, che si identifica nel negare l’identità altrui. Solo con la luce chi ha paura del buio s’accorge di essere stato terrorizzato dal nulla. Sbrighiamoci ad accenderla, perché la paura può uccidere e il solo modo che abbiamo per soccombere ed estinguerci consiste nel credere che quella roba sia reale.
Davide Giacalone, La Ragione 2 aprile 2025