Politica

Avevamo ragione a parlare di laici

Non sono mai stato socialista, potrei, quindi, sentirmi del tutto estraneo al travaglio di quanti litigano per stabilire se gli eredi del garofano debbano restare uniti o meno (uniti sarà impossibile), e da che parte schierarsi. Non sono estraneo, però, per la semplice ragione che analogo problema riguarda i radicali, i repubblicani ed anche i liberali.

L’attenzione si concentra, oggi, sui socialisti, ma sol perché è socialista una componente che s’appresta al trasloco. Non sono estraneo perché il morbo che li rode è lo stesso che ha intaccato altri corpi: mancanza d’attenzione ai contenuti e necessità di trovarsi un seggio per la sopravvivenza. A me interessa poco, anzi, interessa niente dove si collocano i liberali, o i socialisti, se, in parole più schiette, un seggio glielo allunga l’Unione o la Casa delle Libertà. M’interesserebbe sapere che vogliono, cosa propongono, che idee hanno. E se mi rispondono che essi rappresentano una grande e nobile tradizione, bé, penso che farebbero bene ad andarsi ad affiggere su qualche parete del museo risorgimentale o primorepubblicano. La verità è che non c’è più spazio, non c’è più neanche senso nell’usare le vecchie denominazioni per indicare cose che neanche son parenti del passato. Con chi stanno i repubblicani? e con chi devono stare? con i repubblicani, credo. Solo che se i repubblicani se ne stanno con i repubblicani, i radicali con i radicali ed i socialisti con i socialisti, tutti quanti rimangono fuori dal Parlamento. Invece vogliono entrare in Parlamento ed anche al governo. Il che è giusto, sano ed opportuno, ma, se non si vuol svendere la storia in cambio di uno strapuntino, si deve essere capaci di ripartire dai contenuti, non dalla necessità di esserci.

Gianni De Michelis, che è persona di gran valore ed anche un amico, ha impostato il suo lavoro impegnandosi nella ricostruzione della casa socialista, e proclamando che l’obiettivo era quello di riacchiappare i socialisti tutti. Quando ne discutevamo sostenevo che quella era una strada sbagliata (e che non mi riguardava, ovviamente), perché, semmai, si doveva partire dalla certezza che le differenze reali, all’interno dell’area di democrazia laica, erano divenute sottili e, forse, inesistenti, e, quindi, si doveva ridare programma e politica a quel mondo, senza pensare alla riedificazione di quel che non poteva essere riedificato. Lui è caparbio e capace, è andato avanti per la strada che preferiva, ha ottenuto successi importanti, come alle elezioni europee, ed oggi si trova con un pezzo del Nuovo Partito Socialista che siede al governo (per merito suo), ed un altro pezzo che se ne va con l’odierna opposizione. In altre parole, per riunificare i socialisti a scisso se stesso.

Questa è la realtà, e riguarda anche tutti gli altri, che non rienumero per comodità. Hai voglia a dire “adesso si sono create le condizioni per cambiare fronte”. Lo hanno fatto i repubblicani, lo stanno facendo socialisti e radicali, ma sono bubbole. Non è cambiato un accidente, e tutti questi amici, tutta questa gente con la quale condivido gran parte del dna, sono estranei da una parte e dall’altra, pertanto si spostano seguendo la convenienza e rispondendo alle offerte. Inutile cercare di travestire la pura e semplice verità.

E allora? Allora, noi proponevamo di lavorare all’interno di questo mondo, di rimettergli nelle vene un sangue che potesse circolare nella contemporaneità ed aspirare al futuro, sottrarlo al solo sfruttamento del passato. Allora, noi volevamo dargli la forza di dettare delle condizioni, di potere stipulare contratti elettorali che pure sono indispensabili in un sistema (bastardamente) maggioritario. Ma ci spararono addosso tutti, tutti fecero i saccenti nel dirci che il terzaforzismo era un’illusione (e chi lo voleva?), tutti ci rimproverarono il tradimento di una qualche sacra famiglia, tutti preferirono animarsi nel giochetto destra-sinistra, che detto così significa poco e niente, e grazie a tutti loro rieccoci qui, alla vigilia di una vigilia elettorale, ciascuno pronto a tacere un pezzo di sé pur di prender parte alla lotteria delle urne. Questo è il fotocolor di un mondo sconfitto e piegato, che ha anche la prosopopea di sentirsi migliore e più blasonato.

Invece è dal lavoro sulle idee e sulle proposte, è dal lavoro che avviammo che si dovrà ripartire, se solo si vorrà dare all’onorevole non so chi un ruolo che possa definirsi politico senza indurre gli astanti al sorriso.

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