Politica

Bersani e Rovati leggano meglio

Quando il governo annunciò l’intervento per decreto contro il sovrapprezzo delle ricariche telefoniche noi, che lo denunciavamo assai prima, dicemmo immediatamente che non sarebbe stata una liberalizzazione ma il suo contrario, che la competenza era dell’Autorità per le Comunicazioni e che intervenire in quel modo su una tariffa era fuori da ogni regola.

Se Bersani ascoltasse con più attenzione e rispetto quel che diciamo, magari sorridendo di chi lo difese prima che sbracasse, avrebbe evitato a se stesso ed al governo di ricevere la lettera del commissario europeo ai Media, Viviane Reding, che gli contesta quei nostri stessi rilievi, osservando che il suo decreto “viola lo spirito delle norme comunitarie” e aggredisce l’indipendenza dell’Autorità. Appunto, come scrivevamo.

Per metterci una pezza dovranno modificare il decreto, e la faranno più colorata del buco, visto che intervenire d’urgenza per poi fare marcia indietro sta diventando il passo del “ballo del Bersani”, ma pur sempre un modo per far venire il mal di mare ai mercati.

Se ad analogo ascolto si dedicasse Rovati, eviterebbe di sostenere sciocchezze, del tipo che chi criticò il suo piano per Telecom poi non solleva obiezioni all’idea di portarle via la rete. Se ascoltasse, saprebbe che noi si era contrari prima, durante e dopo. La rete è stata venduta (malamente, dal suo amico Prodi), ed è ora nella disponibilità di una società privata, sebbene sottoposta a precisi obblighi di concessione. Darle soldi, per giunta pubblici (come Rovati proponeva), per farsela restituire è dissennato, giacché questo non favorirebbe alcuna innovazione, evoluzione od investimento, ma, semmai, la conservazione dell’arretratezza di quella rete. Un danno alle casse pubbliche ed al sistema produttivo. Il dovere dello Stato è quello di regolare, favorendo l’ingresso d’investitori che portino la larga banda ovunque possibile, anche se questo colpisce gli interessi della vecchia rete fissa. Non stiamo parlando del ponte sullo stretto, ma d’investimenti ragionevoli e con ritorni ravvicinati. Rovati, come tanti altri, parla di reti avendo in mente sì e no i pescatori.

Luigi Einaudi insegnava: conoscere per deliberare. Si potrebbe dire: serve conoscere per sapere liberalizzare, mentre si può anche parlare a vanvera, se si tratta di ristatalizzare.

3 febbraio 2007

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