Politica

Bertolaso e le regole

Non c’è alternativa a Guido Bertolaso, o, almeno così sembra. A lui tocca risolvere le emergenze e rispondere ai commissari europei che svillaneggiano l’Italia. Nel suo tornare nella trincea della spazzatura c’è la descrizione di uno dei problemi profondi del nostro Paese, cui nessuno è capace di porre rimedio: l’indeterminatezza dei poteri e delle responsabilità, il caos amministrativo, il coacervo di regole che induce solo al non fare niente. Il rimedio è Bertolaso, incarnazione della deroga e dei poteri assoluti. Salvo poi far finta di scandalizzarsi per quanto si era collettivamente voluto, salvo, quindi, mettere in conto a lui quel che è un guasto del sistema.

Ciò spiega la traiettoria della sua vita pubblica: prima osannato capo della protezione civile, apprezzato e utilizzato dai governi di diverso colore; poi responsabile di un numero spropositato d’emergenze, anche quando la supposta emergenza non consisteva in altro che nell’incapacità di far funzionare la normalità; quindi sottosegretario, incassando un importante riconoscimento politico; successivamente oggetto d’inchieste giudiziarie, con paginate e videate dedicate ai suoi presunti intrallazzi, fino alle presunta debolezza delle brache; ora nuovamente chiamato a far da rimedio. Il tutto senza soluzione di continuità, senza orrore per un ingranaggio che esalta e sputtana a giorni alterni, ma sempre incurante dei risultati e orbo sulle responsabilità. Già, perché da noi la forma e la sostanza non convivono, anzi: si detestano.

Chi non si lascia travolgere dallo spettacolo, chi non prende parte ai cori delle tifoserie, chi preferisce guardare le cose con conoscenza della forma e attenzione alla sostanza, vede la faccenda in modo semplice: se prendi uno e continui a chiedergli di agire con immediatezza e saltando i codicilli che bloccano tutto, puoi anche scegliere l’Arcangelo Gabriele, tanto alla fine un magistrato (penale, amministrativo o contabile, ne abbiamo per tutti i gusti) che lo impallina spunta fuori. E se capita che abbia propensioni meno eteree del messaggero divino, poi, buonanotte ai suonatori.

Il fatto è che se non si risolve il problema all’origine non ci sono alternative a Bertolaso. Se arrivi al punto che la spazzatura ti avvelena, il bisogno primario è rimuoverla. Se ti riduci a pochi mesi dagli appuntamenti internazionali, non avendo preparato neanche le camere per ospitare i partecipanti, il bisogno immediato è procedere in fretta. Se con le regole normali un qualsiasi sindaco di paesello può fermare una strada, se con quelle le gare pubbliche si svolgono tutte al Tar, perdendo anni e soldi, la soluzione consiste nell’atto d’imperio e nella trattativa privata. Così porti a casa il risultato, ma strangoli la responsabilità amministrativa e la trasparenza del mercato. A quel punto che si fa? si dà la colpa a Bertolaso?

I suoi collaboratori hanno avuto problemi giudiziari anche nel settore spazzatura. Quanti erano stati messi al lavoro per sgomberare le strade dal pattume e ficcarlo da qualche parte si sentivano per telefono, non immaginando di dover procedere a pizzini, e si dicevano che nella tale discarica c’era ancora possibilità di operare, c’era ancora posto, quindi di procedere. Ma la discarica in questione aveva superato i limiti previsti dalla legge, quindi quei signori sono stati perseguiti come delinquenti. Quando capitano cose di questo tipo c’è un solo modo per accettare di divenire carne da processo: essere effettivamente delinquenti. Perché, in caso diverso, l’idea di fare i martiri per avere portato via la roba puzzolente può indurre a reazioni scomposte. Ma, ancora una volta, quei funzionari sono stati prima utilizzati, poi svillaneggiati, infine abbandonati a se stessi. Un giorno, fra molti anni, grazie alla lunga memoria deficiente di internet, qualcuno potrà dire di loro: fu coinvolto nello scandalo dei rifiuti. E spero che abbiamo un bidone di spazzatura a portata di mano, per ricoprirne l’interlocutore.

Non si può fare a meno di Bertolaso, allora, perché non si è capaci di cambiare e far funzionare le regole della normalità. Per questo, con tutto il rispetto, sarà felice il giorno in cui non ne avremo più bisogno.

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