Politica

Bicamerale e falsificazione

D’Alema ripete spesso che le riforme costituzionali non si sono fatte perché fu Berlusconi a far saltare la commissione bicamerale. Lo ha fatto anche a “Malpensa Italia” e Vittorio Feltri ha chiesto di vederci chiaro. Il conduttore, Gianluigi Paragone, ha dato un utile contributo in tal senso, osservando anche che l’ora tarda avrebbe conciliato più il sopore che la verità. Ora che siamo svegli, vorrei aggiungere che la domanda non è solo ben posta, ma di agguerrita attualità. Giacché la risposta è: non si poterono fare quelle riforme perché la sinistra si sarebbe sfasciata affrontando il tema della giustizia, mentre la destra s’era già sfasciata, perdendo la Lega.
A presiedere il gruppo incaricato del capitolo giustizia era Marco Boato, ex Lotta Continua, verde (non si sa se per convinzione ecologista od opportunità elettorale), garantista. La “Bozza” che porta il suo nome conteneva varie cose, giuste, fra le quali la poi approvata riforma dell’immunità parlamentare. Conteneva anche la separazione delle carriere, come è normale in qualsiasi parte del mondo civile. In Italia no, perché contro quella, ed altre cose, si scagliò il partito delle toghe, anche mediante la voce di Gherardo Colombo, che coltiva in maniera intermittente il dovere della memoria. Lo ha ricordato Paragone, non ci torno. Quello, però, fu solo il segnale, la squilla che chiamò alla battaglia per la demolizione dell’opera riformatrice. Partecipò la sinistra dei Bruti Liberati, quella giustizialista e fascistoide, partecipò il leghismo con il cappio e certo non si oppose la destra con agganci nelle procure.
Berlusconi si prese l’incarico di dire che l’avventura era finita e le riforme erano morte sotto il peso del partito giudiziario. D’Alema andò all’incasso, perché grazie alla presidenza della bicamerale divenne, di lì a pochi mesi, il primo presidente del consiglio ad essere stato (anzi, ad essere ancora, come egli stesso dice) comunista. A lamentarsene è quanto meno un ingrato. Ma il problema irrisolto è rimasto tale ed oggi, come allora (1997-1998), ogni volta che si mette mano alla giustizia fioriscono minacce e ricatti. Oltre a scatenarsi la falsificazione nel racconto della nostra storia. Quegli anni, per molti, è meglio siano seppelliti nella bugia. Non per noi, refrattari all’oblio.

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