Enrico Bondi è uomo con la schiena dritta, competente e capace di non mollare. Come commissario alla spending review non ha portato a casa risultati ragguardevoli, perché per fare certi mestieri occorrono anche i poteri. Che mancavano. Come commissario alla sanità laziale sta facendo meglio, e sarà bene faccia fino in fondo. Riconosciuti i suoi meriti (come è giusto e non ci vuol molto), credo vada avvertito di un pericolo: la sua supervisione sulle liste montiane non sarà un contributo a migliorare la politica, ma a ulteriormente umiliarla, non sarà un antidoto al Porcellum, ma una sua esaltazione. Sarà il Bondellum, di cui non si ha, al momento, coscienza di quanto sia negativo. Sempre ammesso che funzioni, perché Pier Ferdinando Casini ha già fatto sapere che ciascuno si sceglie i propri candidati.
La missione di Bondi è quella affidata da Mario Monti, il candidato che non si candida, l’eletto che non si può eleggere: nessuna valutazione politica, ma la “verifica dei requisiti di conformità dal punto di vista penale e di possibili conflitti d’interesse dei candidati”. Giusto? Sembra giusto, ma non lo è. Quando vale la legge, compreso il decreto delegato che il governo Monti ha emanato, con il nome assai equivoco di “liste pulite”, non c’è bisogno di alcun vaglio: o il candidato è in regola o non lo è. Solo in quel caso i partiti si piegherebbero al suo giudizio, ma non accadrà, perché non saranno così impudenti da esporsi a un simile (inutile) rischio. Come qui abbiamo argomentato, quel decreto non cambia (quasi) nulla e l’ineleggibilità per ragioni penali è un bel niente, in un Paese in cui la giustizia non funziona. Allora l’ottimo Bondi potrà tagliare solo i candidati che sono formalmente eleggibili, ma, magari, sono al centro d’indagini o stanno subendo un processo penale, e sempre ammesso che gli altri accettino una simile procedura. Cittadini che la Costituzione vuole innocenti, ma la cui presenza nuocerebbe all’immagine del Capo. Giusto? Dipende: è chiaro che chi compila le liste ha il diritto di scegliere, e anche il più pulito può essere uno stupido o un sostenitore di tesi che non si condividono, e qui siamo alla valutazione politica, esclusa, ma se si allontanano quelli che hanno procedimenti in corso si possono commettere gravissimi errori. Esempio: chi si batte contro il malaffare (posso fare esempi concreti) è facile che sia stato denunciato per abuso o omissione d’atti d’ufficio. Lo facciamo fuori?
Se così si procede, alla fine, chi candidano? Gli inutili, gli amorfi, gli specchietti per allodole. Seppure a fin di bene il Bondellum diventa l’esaltazione del Porcellum. Il guaio, naturalmente, sta in un sistema elettorale che prevede le liste, ma non le preferenze, o, meglio, in un sistema non uninominale (le preferenze non risolvono, anzi aggravano). Ciò ha portato a morte la forma partito, posto che quelli storici furono sterminati venti anni fa. E la democrazia, senza partiti, non funziona. Ha ragione Fabrizio Barca a ricordarlo e qui lo abbiamo sostenuto mille volte.
Ci troviamo con un’Unione europea vissuta quale vincolo e un Euro adottato quale gabbia. Sotto c’è una classe politica selezionata, non sempre in modo felice, a livello comunale o regionale. Nel mezzo c’è il vuoto. Quel vuoto è terribile, perché la politica non è né l’arte di prendere voti né quella del comando, ma lo sforzo continuo di creare consenso attorno a delle idee e proposte. Senza partiti, quindi senza parlamentari che nascano da quel bisogno, c’è solo lo spettacolo televisivo, il leaderismo ossessivo e la presa per le chiappe delle primarie. E’ così che l’Italia si sta sfasciando. Con l’aggravante che i nuovi soggetti e movimenti nascono esaltando l’orrido e perdendo il politico.
Bondi ha il dovere di riflettere, su queste cose. Altrimenti sarà il guardiano della lista per il Senato, perdendo il controllo di quelle alla Camera (elaborate da vecchi arnesi e sette coalizzate), potendo solo scegliere in base a criteri estetici, fiscali e penali. Che sono certamente delle precondizioni (a parte l’estetica), ma l’utilità collettiva del giovane in quanto tale, della donna in quanto tale, dell’imprenditore in quanto tale, dell’onesto in quanto tale (si legga Benedetto Croce, per favore) è zero. Non sarà popolare sostenerlo, ma è anche vero che un mondo in cui tutti vogliono essere popolari è un mondo che si divide fra una maggioranza di cretini e una minoranza di profittatori.
Pubblicato da Libero