Politica

Bravi e fritti

Chiedere o meno l’aiuto europeo è decisione che spetta all’Italia. In quanto a chi la guiderà, dice Angela Merkel, sono democratica, sicché non m’impiccio e rispetto le urne altrui. Ha dimenticato di aggiungere: dico queste cose, visibilmente false, tanto non cambia nulla, siete comunque fritti.

Gli aiuti europei, ovvero l’ammissione che da soli non possiamo far fronte alla speculazione contro il nostro (troppo alto) debito pubblico, potrebbe essere anche una decisione del governo Monti. Tanto le condizioni ci sono tutte. Ma non sarà presa, faranno di tutto per evitarlo, lasciando ai successori la polpetta avvelenata. La cancelliera tedesca continua a sviolinare che siamo bravi e stiamo facendo grandi riforme epocali, capaci di cambiare la natura del nostro mercato. Mi domando per quanto altro tempo ci abbasseremo a fare la figura degli scemi, pubblicando tali considerazioni con compiacimento. Di che sta parlando? La partita è ben altra, solo leggermente spostata nel tempo: o si chiedono gli aiuti, prima, ma più probabilmente dopo le elezioni, in quel caso si accetta una perdita asimmetrica di sovranità, stabilendo con parti terze quali debbano essere le politiche del nostro governo; o gli aiuti non si chiedono, il che comporta, dopo le elezioni, che si facciano le cose che il governo Monti sta scantonando. Nell’un caso come nell’altro ci attende una stagione durissima, che affronteremo privi di una maggioranza politica e con presunti leaders che fanno finta di non sapere quel che accade. O, peggio, sul serio non lo capiscono.

Suggerisco di leggere quel che Dominique Strauss-Kahn è andato a dire in Ucraina, perché sarà un gran puttaniere, ma nel tempo che gli rimane fa funzionare la testa: le obbligazioni tedesche a 10 anni sono state vendute ad un tasso negativo, -1,7%, mentre quelle italiane quotano il 5, le spagnole il 5,8 e le portoghesi l’8. In queste condizioni, se chi è favorito nell’accesso al credito non retrocede qualche vantaggio a chi lo paga troppo, senza che di questo ci sia effettiva giustificazione nei fondamentali, va a finire che l’euro salta. Né saranno le belle parole, le telefonate o le battutine a cambiare la faccenda. Provate a dargli torto.

In quanto alla Merkel che non s’immischia di affari altrui, andate a raccontarlo ai francesi, dove partecipò, con insuccesso, alla campagna presidenziale. Il fatto è che la Merkel si è accorta di due cose: a. non è molto simpatica agli europei, né a significativa parte dei tedeschi; b. per esercitare influenza sugli altri governi non ha bisogno di entrare nelle urne, bastandole entrare nei bilanci. La sua posizione è resa forte, fortissima, dai buchi contenuti nei trattati europei, concepiti in un mondo diverso, affrettati per accompagnare l’unificazione tedesca e predisposti a fronteggiare un pericolo (l’inflazione) che oggi non c’è.

L’assorbimento germanocentrico dell’Ue porterà sfortuna non solo all’Europa, ma anche alla Germania. Questa, però, è una partita che si giocherà a primavera, nelle urne tedesche. Dopo avere atteso il governo tedesco, dopo avere atteso la corte costituzionale tedesca, ora attenderemo le elezioni tedesche. E questa non è l’Europa che sognarono gli europeisti dopo la seconda guerra mondiale. Nel frattempo, con i complimenti degli altri e nel rispetto delle nostre beghe di cortile, saremo rosolati.

Condividi questo articolo